Agli Stati Generali della Pediatria la Società Italiana di Pediatria lancia l’allarme: una generazione che rischia di diventare malata. Per cambiare gli stili di vita bisogna puntare in primo luogo sulla scuola. In dieci anni (2001-2011) tra i bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni la pratica sportiva continuativa e’ aumentata di oltre 5 punti percentuali, passando dal 48,8% al 54,3%. E nell’ultimo anno, grazie a una ulteriore crescita di circa 3 punti percentuali, i più piccoli hanno guadagnato il primato dei più sportivi del Belpaese.
Quasi 6 su 10 (57%) praticano uno sport in maniera continuativa, in testa nuoto e danza, percentuali che non si registrano in nessun’altra età della vita. Segno che le campagne antiobesità volte a favorire stili di vita corretti portate avanti da istituzioni, pediatri, scuola, con il coinvolgimento dei genitori, stanno dando i loro frutti. Ma le notizie positive finiscono qui.
Già dopo la scuola primaria, infatti, i bambini italiani cominciano ad allontanarsi dalla pratica sportiva continuativa e ad ingrossare le fila dei sedentari. E se finora l’età spartiacque era quella tra i 14 e i 15 anni, nell’ultimo anno si è osservato che il trend negativo comincia già a 11 anni. Infatti tra il 2011 e il 2012 la quota di praticanti continuativi è diminuita persino nella fascia d’età 11-14 anni, passando dal 56% al 53,4%. Percentuale che tra i 15 e i 17 anni diventa del 48,5% e si assesta 14 punti percentuali sotto, al 34,7%, tra i 18 e i 19 anni. Una parabola discendente al crescere dell’età.
Su questi dati riflettono i pediatri italiani agli Stati Generali della Pediatria celebrati in concomitanza con la Giornata Mondiale del Bambino e dell’Adolescente. A preoccupare è l’elevato numero di sedentari assoluti, di coloro cioè che non praticano nè sport (in maniera continuativo o saltuaria che sia) nè alcuna attività fisica.
Il fenomeno riguarda soprattutto le ragazze in una percentuale che va da 24% (tra i 15 e 17 anni) al 30% (tra i 18 e i 19 anni). Non v’è dubbio – sottolineano gli specialisti – che nel divorzio tra adolescenti e sport un ruolo ce l’abbiano le nuove tecnologie: i teenagers trascorrono da tre a quattro ore al giorno davanti a uno schermo: tv, computer o smartphone che sia. Ma questo non basta a spiegare perché’ il tasso di sedentarietà degli adolescenti italiani sia più che triplo rispetto a quello dei loro coetanei europei .
Studi svolti in alcune città italiane hanno evidenziato due principali motivi di abbandono, uno legato all’eccessivo impegno richiesto dallo studio (56,5%) e l’altro riconducibile alle modalità di svolgimento dell’attività fisica perché ”fare sport è venuto a noia” (65,4%), ”costa troppa fatica” (24,4%), e gli ”istruttori sono troppo esigenti” (19,4%).
”Per riavvicinare gli adolescenti all’attività fisica e sportiva bisogna offrire loro nuovi stimoli”, spiega Antonio Correra, Consigliere nazionale SIP. ”L’agonismo esasperato, le aspettative e le pressioni eccessive rischiano di allontanare i giovani dallo sport. Occorre valorizzare di più l’attività fisica anche non strutturata e la pratica sportiva non agonistica e questa è una sfida che coinvolge le società sportive. Ma il ruolo centrale spetta alla scuola”
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