Nonostante le nascite al minimo storico, scrive Save the Children, solo 1 bambino su quattro potrà frequentare un servizio dedicato alla prima infanzia, tasso che comprende i servizi a titolarità pubblica, quelli in convenzione e quelli a titolarità privata.
Il dato risulta ancor più grave in alcuni territori dal momento che, in base agli ultimi dati elaborati dall’Istituto degli Innocenti, si registrano ancora profonde diseguaglianze su scala nazionale.
Solo alcune eccezioni virtuose
A parte alcune eccezioni virtuose come Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Toscana e Umbria, che hanno registrato i tassi di copertura più alti, in alcuni casi anche superiori all’obiettivo europeo del 33%, tutta l’Italia del centro-nord ha percentuali di copertura appena superiori al 20%, percentuale che si abbassa drasticamente per il mezzogiorno dove solo circa 12 bambini su 100 riusciranno ad accedere agli asili nido o ai sevizi alternativi. La situazione più critica in Campania dove nemmeno 1 bambino su cento ha la possibilità di accesso (6,8%).
Liste di attesa in diminuzione? Le famiglie hanno rinunciato
Mentre fino a qualche anno fa, in questa stagione le cronache registravano interminabili liste di attesa per l’accesso ai nidi ovunque in Italia, oggi in molti casi le liste sono scomparse, ma questo non significa che il numero dei bambini che usufruiscono del servizio sia cresciuto. Semplicemente, le famiglie hanno rinunciato al servizio pubblico, spesso a causa dei costi troppo elevati.
Impiegare le risorse della Buona scuola
A questo scopo, fa sapere l’organizzazione, è innanzitutto urgente impiegare efficacemente le risorse (209 milioni) stanziate dalla L. 107/2015 (cd. Buona Scuola) e assegnate alle Regioni con il Piano di azione per l’attuazione del sistema integrato. I Fondi, erogati direttamente ai Comuni dal Miur, devono assicurare il progressivo sviluppo stabile della rete, a costi accessibili per tutte le famiglie. Ad oggi, nonostante le dichiarazioni di intenti, nei fatti siamo purtroppo lontani dall’obiettivo di garantire che l’accesso all’asilo nido o ad altri servizi educativi per la prima infanzia sia un diritto soggettivo, equiparabile agli altri gradi di istruzione in Italia.