Partendo dalla suddivisione dei posti che verranno messi a bando nel prossimo concorso: 6.800 per la scuola dell’infanzia, 15.900 per la primaria, 13.800 per la secondaria di primo grado e 16.300 per la secondaria di secondo grado, la percentuale, secondo Il Fatto quotidiano, che riuscirà a prendere la cattedra sarà solo di 1 su 4, vista la sicura partecipazione di oltre 20mila aspiranti.
Contestualmente si attende pure di conoscere la ripartizione in base alle classi di concorso, mentre la ministra Stefania Giannini fornisce alcune indicazioni: “Il concorso sarà in particolare un’occasione per recuperare insegnanti nelle discipline in cui storicamente mancano, come matematica e le materie scientifiche”. Nulla di nuovo sotto il sole. Ma, ha aggiunto, “tra le materie più gettonate ci saranno anche lingue e italiano”.
Resta da capire contenuto e modalità delle prove di concorso. Sicuramente riservato ai soli abilitati, ma questo non è una sorpresa. La grande novità è che potrebbe non esserci più la prova preselettiva (se per tutti i gradi o solo alcuni non si sa): via i quiz nozionistici, sia lo scritto che l’orale dovrebbero essere più improntati sulla simulazione di una lezione. E – pur all’interno dello stesso concorso – ci sarà una prova e una graduatoria separata per gli insegnanti di sostegno.
Ma il ministero dovrebbe pure risolvere: ordinanza sulle commissioni, decreti ministeriali su prove, titoli e comitati scientifici, infine il bando vero e proprio.
Meno di un mese e tutto sarà chiarito: la prima prova dovrebbe essere già in primavera (forse prima) visto che l’obiettivo è portare in cattedra la prima tornata di assunti il prossimo settembre. Per i docenti esclusi dal piano straordinario è una grande occasione, l’unica fino al 2019 per abbandonare la precarietà. Tuttavia soltanto uno su quattro ce la farà: i candidati infatti dovrebbero essere oltre 200mila.
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