Ma non solo, secondo Unioncamere tra i lavoratori italiani dotati di laurea, molti svolgono attività che richiedono competenze minori.
Nel 2012, nella fascia di età tra 25-49 anni, i laureati italiani rappresentano solo il 20% degli occupati in Italia, contro una media europea del 34,7%, mentre in Gran Bretagna poco meno della metà (45,5%) dei lavoratori è laureata, così come pure in Spagna col 43,8%.
Inoltre, tra i laureati italiani, sono rari quelli in materie tecnico-scientifiche, più facilmente spendibili sul mercato del lavoro e ciò nonostante molti di questi laureati spesso fanno lavori sottoqualificati, fenomeno che è in aumento negli ultimi anni in Italia, quale manifestazione del disallineamento tra la domanda e l’offerta di competenze sul mercato del lavoro.
Ciò a causa, sia della scarsa offerta di lavoro per i laureati e sia dalla crescita dei livelli medi di istruzione.
Sebbene l’istruzione faccia aumentare le probabilità di occupazione, a parità di condizioni tuttavia il differenziale salariale associato al possesso di un titolo di studio si è ridotto. I dati Ocse evidenziano infatti come il tasso di rendimento interno degli investimenti in istruzione universitaria sia decisamente inferiore rispetto ad altri Paesi avanzati, per gli uomini ma soprattutto per le donne. Tuttavia, la compressione dei rendimenti interessa meno le lauree a indirizzo scientifico, la cui offerta resta ancora più contenuta, mentre è maggiore per le lauree ad indirizzo umanistico.