Gli insegnanti italiani avrebbero scelto di spendere i 500 euro messi a disposizione dalla Buona Scuola per la loro formazione professionale acquistando, in massa, pc e tablet:
su 256,5 milioni di euro quasi 200 milioni, vale a dire il 77,44% dell’importo complessivo, sono stati utilizzati dai docenti per acquistare strumenti “hardware e software”.
Per corsi di formazione e aggiornamento, vale a dire, master, corsi universitari o svolti da enti accreditati sono stati utilizzati appena 16,9 milioni, il 6,6% del totale.
Quello che sorprende, riporta Il Sole 24 Ore, è che, tra le tante opzioni sul tavolo, la scelta dei professori si sia concentrata su pc, iPad e tablet, che, come noto, possono non avere una esclusiva finalità “formativa”.
In tutto, secondo la fotografia che il Miur ha anticipato al Sole 24 ore, si sono registrati alla piattaforma online 635.098 insegnanti, l’87% degli aventi diritto alla Card formativa. Per gli spettacoli di cinema e teatro è stato speso meno di un milione di euro; per mostre, eventi culturali e musei circa 700mila euro. Poco più di 38 milioni sono andati per l’acquisto di libri e testi, anche in formato digitale. Se, a questi 38 milioni, si sommano i 16,9 per master e corsi di formazione, si arriva a 55,2 milioni, pari al 21,53% degli importi validati dal Miur, destinati a «finalità di aggiornamento».
Nel confronto internazionale, invece, siamo in ritardo, riporta Il Sole 24 Ore: in quasi tutti i Paesi europei (rapporto Eurydice 2016) la formazione continua degli insegnanti è una realtà strutturata, con alcuni Stati che addirittura la incentivano con avanzamenti di carriera o miglioramenti retributivi.
In Italia, fino al 2015, non esisteva alcun obbligo formativo per i professori, e quindi in pochissimi si aggiornavano.
Si auspica quindi che, esaurite tutte le spese per pc e tablet, già dal prossimo anno, i 500 euro possano essere utilizzati in modo diverso, e per finalità che abbiano ricadute reali per gli studenti
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