LA RIFORMA RENZI IN 5 PUNTI
1. TITOLARITA’ TERRITORIALE. Quelle di quest’anno sono state le ultime domande di trasferimento libere. I NEO-ASSUNTI finiranno tutti in un ‘ruolo’ regionale, all’interno del quale potranno scegliere solo un ambito territoriale, inseriti in un albo territoriale (come gli insegnanti di religione, che operano nei limiti di una diocesi). Dovranno quindi fare la ‘questua’ dai dirigenti scolastici di quell’ambito per ottenere il posto in un istituto: quest’incarico avrà durata triennale che, se non riconfermato, obbligherà al ritorno nel ‘limbo’ territoriale. Chi non verrà ‘scelto’ rimarrà a disposizione sul’intero territorio a fare solo supplenze e sostituzioni. CHI È GIÀ DI RUOLO, pur conservando il posto attuale, verrà inserito comunque nell’albo territoriale, ma se dovrà chiedere trasferimento o risulterà perdente posto, sarà obbligato a fare la stessa trafila dei neo-assunti. Ogni dirigente avrà mano totalmente libera nello scegliere fra docenti ed ata le persone di sua fiducia, premiandole o penalizzandole come meglio crede. Tutti i docenti, per trasferimento o perdita di posto, perderanno la titolarità sul proprio istituto: con l’ ‘organico funzionale’ ognuno diventerà titolare “in una rete di scuole” ed inserito in un ‘albo’, dal quale i dirigenti pescheranno il loro ‘team’. Se necessario, potranno venire obbligati a sostituire gli assenti anche in scuole diverse (La buona scuola, pp. 14 ss.). Il dirigente chiamerà nella propria scuola i docenti che vuole, scegliendoli dal Registro senza vincolo alcuno di graduatoria o di diritti acquisiti (CHIAMATA DIRETTA). I docenti diventeranno gli UNICI nel settore pubblico a non avere più diritto alla titolarità sul posto di lavoro, che invece gli ata manterranno. Perciò la MOBILITÀ dei docenti verrà DECONTRATTUALIZZATA.
2. ELIMINAZIONE DELLE GARANZIE CONTRATTUALI. Più avanti, i giorni di chiusura delle scuole agli alunni e di sospensione didattica entreranno nelle “banche ore”: cioè ogni docente dovrà restituirli integralmente lavorando in più (prevalentemente supplenze gratuite) in periodi decisi dal Dirigente oppure, se serve, anche durante le vacanze natalizie, pasquali ed estive, con mansioni diverse da quelle didattiche (La buona scuola, pp. 51 ss.). Si potrà essere spostati su materie diverse (purché “affini”!) (La buona scuola, pp. 27 ss.). Un gruppo di “esperti” del Governo definirà (in tre mesi – sic!) le “competenze dei docenti” (La buona scuola, pp. 45 ss.), rivedendone completamente lo stato giuridico (trasformando la docenza da lavoro non subordinato a prestazione subordinata). ENTRO 6 MESI dall’entrata in vigore della legge il governo imporrà in sede negoziale (di fatto decontrattualizzandoli) il “riordino della disciplina della mobilità del personale DOCENTE secondo i vincoli dell’art. 8” (vd. TITOLARITÀ TERRITORIALE), nonché la “abrogazione esplicita di ogni disposizione contrattuale precedente” (art. 22, comma 2, punti b e d). TUTTO, dagli obblighi di servizio (che al momento esentano i docenti dalla presenza estiva se non per riunioni statuite dal Collegio Docenti), all’orario settimanale, alla durata delle ferie, al Testo Unico sullo stato giuridico e disciplinare, DOVRÀ imperativamente essere RADICALMENTE RIVISTO e riscritto.
3. VALUTAZIONE. Il dirigente avrà fidati esecutori e controllori, chiamati ‘mentor’ (2 per scuola), scelti solo fra chi sarà risultato ‘meritevole’ per 3 volte consecutive (ottenendo la ‘elargizione’ del bonus per ben 9 anni). I ‘mentor’, in ‘pista’ solo fra una decina d’anni (e solo per il tempo che resteranno tali), saranno al massimo il 10% della categoria, matureranno una “indennità di posizione” e saranno gli unici ad incrementare minimamente lo stipendio base (La buona scuola, pp. 57 ss.). Passeremo la vita a raccogliere ‘crediti.’ Ci saranno ‘CREDITI DIDATTICI, FORMATIVI E PROFESSIONALI’, che confluiranno nel PORTFOLIO del docente, “vagliato” discrezionalmente dal DS, ‘sentiti’ il Collegio Docenti ed il Consiglio di Istituto (componente dei genitori compresa), su “istruttoria del docente tutor”. Il ‘nucleo’ interno di ogni scuola, che potrà operare in modo diverso dai ‘nuclei’ delle altre (La buona scuola, pp. 51 ss.). Ogni insegnante sarà schedato nel “Registro Nazionale dei docenti della scuola” (albo), con le informazioni del fascicolo personale accessibili a tutti, perché visibili on line. Il Dirigente potrà anche licenziare: “in caso di valutazione negativa, il DS provvede alla dispensa, senza obbligo di preavviso”. Per premiare i “meritevoli”, vengono stanziati 200 milioni: il primo scatto di ‘merito’ si avrà solo nel 2018 (La buona scuola, pp. 55 ss.). Il budget di scuola (in media 25-30 mila euro) sarà gestito direttamente dal Dirigente (“sentito il Consiglio di Istituto”, dice il ddl) e non sarà più materia di contrattazione con le RSU.Infine, il direttore dei servizi generali e amministrativi sarà, per docenti ed ata, “braccio esecutivo” e “sentinella” del Dirigente (La buona scuola, p. 69).
4. SCATTI D’ANZIANITÀ. Restano, ma come? L’Unicobas lo sostiene da anni: se la scuola non esce dal DLvo 29/1993, che vieta gli scatti, aumenti superiori all’inflazione programmata ed il ruolo per chi è nel pubblico impiego (ma non per docenti universitari, magistrati, esercito, etc.) anche la retribuzione d’anzianità non è che un infingimento. Senza un contratto fuori dal P.I. (per docenti ed ata), la conservazione degli automatismi d’anzianità è solo una vittoria di Pirro. Infatti, non potendosi per legge stanziare fondi per un capitolato vietato, i fondi vanno presi da quelli stanziati per i progetti e gli straordinari: ovvero dal fondo di Istituto, riducendo altre forme di retribuzione.
5. ASSUNZIONI. Renzi ha promesso 150.000 assunzioni solo perché obbligato dalla Corte di Giustizia Europea (pena far pagare all’Italia 4 miliardi di multa). Unici ‘beneficiari’ dovevano essere i precari delle GAE (anche quelli che, fra loro, rifiutano incarichi da anni), ma non ne assumerà neppure la metà: escluse le insegnanti di scuola dell’Infanzia e ‘cernita’ per gli altri a seconda delle classi di concorso. Per chi non è nelle GAE, e neppure fra i vincitori dell’ultimo concorso (ma magari ha più anni di servizio), una sola ipotesi: vincere un concorso o cambiare lavoro a giugno 2018, perché si fa divieto di stipulare contratti per più di tre anni. Gli stanziamenti erano calcolati al ‘lordo stato’ (come le inesatte tabelle stipendiali del testo de ‘La buona scuola’) e non bastavano: ora, la ‘montagna’ partorirà il topolino di 40.000 ASSUNZIONI (fra ATA e docenti), ovvero poco più della copertura del turn-over (35.000 pensionandi), oltre le 8.000 cattedre di sostegno scoperte. Avrebbero dovuto disapplicare le norme sulla costituzione degli organici, ma per Settembre non erano (e non sono) in linea con i tempi di approvazione. Questo significa anche che NON CI SONO LE CONDIZIONI PER REALIZZARE L’ORGANICO FUNZIONALE né per ELIMINARE LA CLASSI-POLLAIO, cose che richiederebbero più assunzioni delle cattedre ‘fisse’ da coprire e la revisione dei PARAMETRI PER LA FORMAZIONE DELLE CLASSI. La sentenza europea del 26.11.2014 chiarisce che Renzi s’era fatto uno ‘sconto’: infatti vanno assunti anche i precari ATA e i tutti i docenti che rientranti nella tipologia, anche se non sono nelle GAE. I 36 mesi incardinerebbero il diritto all’assunzione per 250.000 insegnanti (più 30.0000 precari ATA, nonostante i 2.000 posti tagliati dalla legge di stabilità). Il resto dovrà aspettare l’approvazione del ddl scuola, probabilmente fino alle elezioni politiche: Renzi spera che i posti promessi si trasformino in voti… Nel frattempo, il Governo farà “sparire” i posti vacanti (per ‘regolarizzarsi’ con l’Unione Europea), obbligando i neo-assunti ad un orario maggiorato e ‘flessibile’ nell’ambito di un ‘Organico funzionale’ indegno di questo termine, obbligando il personale di ruolo a sostituire gli assenti a costo zero (sulle supplenze brevi, vd. legge di stabilità e vd. calcolo a debito dei giorni di chiusura delle scuole con la ‘banca delle ore’). L’organico ‘funzionale’ non sarà aggiuntivo: perciò nessun ‘arricchimento dell’offerta formativa’.