La notizia è riportata dalla Stampa secondo cui il dato è contenuto nell’edizione 2013 del rapporto “Measuring the Information Society ” che misura lo stato e i progressi della società dell’informazione su scala internazionale definendo alcuni indicatori di performance regionale e nazionale come l’ICT Development Index (IDI) e l’ICT Price Basket (IPB).
Il nativo digitale sarebbe un giovane tra 15 e 24 anni con almeno cinque anni di esperienza online e quindi nel complesso i nativi digitali sono circa 363 milioni, il 5,2% della popolazione mondiale, quantificabile più o meno in 7 miliardi di unità.
Si tratta, dunque, di una minoranza rispetto al numero totale dei giovani e ciò si deve principalmente al basso grado di utilizzo della Rete nei paesi in via di sviluppo. La percentuale di nativi digitali in confronto alla popolazione giovanile non è un dato uniforme ma varia da regione a regione e da paese a paese.
A livello regionale, scrive ancora la Stampa, si va da un minimo del 9,2% in Africa al 79,1% dell’Europa. Nei paesi in via di sviluppo i giovani nativi digitali toccano il 22,8% ma nei paesi più sviluppati, dove tende sempre più a ridursi il divario generazionale, questa percentuale arriva all’81,9%.
Considerando i singoli paesi, la più alta percentuale si riscontra nella Corea del Sud con il 99,6% dei giovani nativi digitali mentre la più bassa è nell’isola di Timor Est, che registra lo 0,6%.
L’Italia figura al 78° posto della classifica che prende in esame 180 paesi. Il Belpaese conta oltre 4 milioni di nativi digitali pari al 67,8% dei giovani e al 6,7% della popolazione totale.
Proprio il rapporto tra nativi digitali e popolazione complessiva, secondo il professor Michael Best, uno degli autori della ricerca, è l’aspetto più importante ai fini della valutazione “perché il futuro di un paese viene determinato dai giovani e dalla tecnologia. I paesi con un’alta percentuale di giovani online hanno maggiori possibilità di definire e guidare l’era digitale di domani”.
L’Islanda con il 13,9% è al vertice della graduatoria stabilita dall’ITU in base a questa misura. La Nuova Zelanda si piazza seconda e, a sorpresa quarta, è la Malesia, un paese a medio reddito con una percentuale di nativi digitali del 13,4%, raggiunta grazie ad una notevole diffusione delle nuove tecnologie nel sistema scolastico.
Il fondo della classifica è invece composto quasi interamente da paesi africani o asiatici – molti dei quali sono lacerati da gravi conflitti – dove la disponibilità di Internet risulta ai livelli più bassi. Nelle aree in via di sviluppo – in cui negli ultimi cinque anni si riscontra un significativo aumento dell’impiego di Internet – la situazione però è destinata a migliorare. L’interesse della ricerca deve concentrarsi soprattutto su questa parte del mondo dal momento che le Nazioni Unite vi prevedono un raddoppio dei nativi digitali entro il 2017.
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