“Solo l’istruzione può garantire il futuro ai tanti giovani nel mondo, che non devono aver paura delle difficoltà. Personalmente ogni crisi mi ha portato più in alto, spronandomi a fare sempre di più“. Per questi motivi “lavoro per un futuro che non è il mio, ma è dei giovani“. Sono parole importante quelle pronunciate da Rita Levi Montalcini nel corso di una conferenza stampa su “L’istruzione chiave dello sviluppo”, promossa a Roma dalla Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus. Era il 2009. Ed oggi, a poche ore di distanza dall’addio della neurologa, scienziata e senatrice a vita, hanno uno spessore ed un valore ancora pià alto.
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Solo l’istruzione può garantire il futuro ai tanti giovani nel mondo
Del resto la Montalcini, Nobel per la medicina nel 1986, non ha mai smesso di studiare e impegnarsi nella ricerca scientifica, ma non solo. Altrettanto forte è stato il suo impegno sociale: in ogni occasione utile scommetteva sull’istruzione, sui giovani, e sulle donne, in tutto il mondo, come dimostra il suo impegno per le donne africane tramite la onlus, fondata con la sorella.
Nel 1992 Rita e Paola Levi-Montalcini, in memoria del padre Adamo Levi, hanno istituito infatti la Fondazione Levi-Montalcini Onlus, con il motto “Il futuro ai giovani” con lo scopo di favorire l`orientamento allo studio e al lavoro delle nuove generazioni. Nel 2001, lo statuto viene modificato e la missione è “venire in aiuto alle donne di paesi dove si lotta ogni giorno per la sopravvivenza“, perché “lo sviluppo dei Paesi ad alto livello culturale ha dimostrato che l`istruzione è la chiave di volta del progresso di un paese“. E ancora – scrive il nobel Montalcini – “l’istruzione è la chiave dello sviluppo, da qui il nostro sostegno alle donne di differenti paesi africani“.
Significativo il messaggio che campeggia sulla pagina web della Fondazione: “Così come un battito di ali di una farfalla, nella foresta dell`Amazzonia può provocare, anche a distanza di tempo, un uragano al polo opposto del globo, allo stesso modo le finalità della Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus, mediante l`assegnazione di borse di studio nelle più critiche situazioni africane, possono innescare meccanismi di trasformazione radicali, vantaggiosi a livello mondiale”.
In un’intervista abbastanza recente, la Montalcini rivelò che a 20 anni voleva andare in Africa per curare i lebbrosi: “Non ho potuto allora, ma adesso – raccontava – che ho oltre cento anni, ho capito che è urgentissimo venire in aiuto delle popolazioni africane che vivono in condizioni disperate. Quindi, la mia attività, oltre a quella scientifica che continua (spesso lavoro anche di notte), va anche a vantaggio delle popolazioni africane“.
Nel 1992 Rita e Paola Levi-Montalcini, in memoria del padre Adamo Levi, hanno istituito infatti la Fondazione Levi-Montalcini Onlus, con il motto “Il futuro ai giovani” con lo scopo di favorire l`orientamento allo studio e al lavoro delle nuove generazioni. Nel 2001, lo statuto viene modificato e la missione è “venire in aiuto alle donne di paesi dove si lotta ogni giorno per la sopravvivenza“, perché “lo sviluppo dei Paesi ad alto livello culturale ha dimostrato che l`istruzione è la chiave di volta del progresso di un paese“. E ancora – scrive il nobel Montalcini – “l’istruzione è la chiave dello sviluppo, da qui il nostro sostegno alle donne di differenti paesi africani“.
Significativo il messaggio che campeggia sulla pagina web della Fondazione: “Così come un battito di ali di una farfalla, nella foresta dell`Amazzonia può provocare, anche a distanza di tempo, un uragano al polo opposto del globo, allo stesso modo le finalità della Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus, mediante l`assegnazione di borse di studio nelle più critiche situazioni africane, possono innescare meccanismi di trasformazione radicali, vantaggiosi a livello mondiale”.
In un’intervista abbastanza recente, la Montalcini rivelò che a 20 anni voleva andare in Africa per curare i lebbrosi: “Non ho potuto allora, ma adesso – raccontava – che ho oltre cento anni, ho capito che è urgentissimo venire in aiuto delle popolazioni africane che vivono in condizioni disperate. Quindi, la mia attività, oltre a quella scientifica che continua (spesso lavoro anche di notte), va anche a vantaggio delle popolazioni africane“.
La professoressa puntava molto sulla donne. Nella presentazione di uno dei libri promossi dalla fondazione Montalcini, “L’altra parte del mondo”, scrive: “Il futuro del Pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l’accesso all’istruzione e alla leadership. È alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace“.
E dell’emancipazione femminile, quella autentica e profonda, era testimone vivente. Scherzando, in un’intervista ad un settimanale di qualche anno fa, smentiva che preferisse lavorare con delle donne: “Ho avuto e ho ottimi collaboratori di sesso maschile. Detto questo – concludeva – devo però aggiungere che l’elasticità mentale delle donne, coniugata con la nostra capacità di adattamento, ci rende più versatili“.
E dell’emancipazione femminile, quella autentica e profonda, era testimone vivente. Scherzando, in un’intervista ad un settimanale di qualche anno fa, smentiva che preferisse lavorare con delle donne: “Ho avuto e ho ottimi collaboratori di sesso maschile. Detto questo – concludeva – devo però aggiungere che l’elasticità mentale delle donne, coniugata con la nostra capacità di adattamento, ci rende più versatili“.