Prima mossa: uscire dalla scuola a 18 anni, ma scalando “il percorso scolastico di un anno, rendendo obbligatorio il terzo anno della materna da svolgersi a cura di team misti di insegnanti di infanzia/primaria. Il modello sarebbe quindi: 2 anni infanzia; 1 anno ponte; 4 anni di primaria; 3 di media e 5 di superiore”.
Il risultato, secondo l’ex dirigente, potrebbe essere una “eccedenza di insegnanti di infanzia e di primaria che potranno essere utilizzati per diverse necessità: ampliamento del tempo pieno nella primaria e ampliamento del numero di sezioni della scuola dell’infanzia statale, anche utilizzando i locali rimasti vuoti ed eventualmente subentrando ai comuni o ai privati che non ce la fanno; inoltre si potranno aumentare le sezioni “primavera”, in modo tale da alleggerire gli oneri degli enti locali per quanto riguarda gli asili nido”.
Seconda mossa: “In nessun ordine di scuola, l’orario potrà superare le 30 ore settimanali di lezione, escluso l’orario dei pasti facoltativo; quindi, basta all’introduzione di materie sulla spinta di settori di laureati da occupare”.
Terza mossa: terminare l’obbligo scolastico a 15 anni e quello formativo a 18, evitando così, ai ragazzi che non hanno voglia, di frequentare le scuole; ma è necessario, chiosa l’esperto, “che questi ragazzi non siano abbandonati al loro destino che abbiano veri, documentati e controllati percorsi formativi fino ai 18 anni (almeno).