La legge 107/2015 ha istituito un apposito fondo da ripartire alle scuole per valorizzare la professione docente, attraverso l’assegnazione di una somma di denaro, il cosiddetto “bonus di merito”, da dare ai meritevoli.
I criteri per l’attribuire il bonus spetta al Comitato di valutazione dei docenti. “Le deliberazioni del Comitato sono adottate a maggioranza assoluta dei voti validamente espressi, salvo che disposizioni speciali prescrivano diversamente”.
E se il Comitato fissa i criteri, sarà il dirigente ad individuare i destinatari del bonus, sulla base dei criteri espressi dal Comitato nonché sulla base di una “motivata valutazione”. In pratica a lui l’ultima parola, anche se fra i suoi parametri di scelta ci possono essere docenti particolarmente ligi e docenti particolarmente ginocchioni o proni o esperti di progettazione per spendere i fondi distribuiti dall’Europa e che magari non entrano mai o di rado in classe.
Il fondo dovrà essere utilizzato non attraverso una generica distribuzione e a tutti e nemmeno di contro attraverso la destinazione di un numero troppo esiguo di docenti.
Senonché sono tanti i prof che stanno pensando di dire: “No grazie”, piuttosto lo restituiamo alla scuola, per progetti dedicati agli alunni più deboli. “Noi non lo accetteremo”.
E proprio su questo nodo scatta la protesta, come ci hanno segnalato dei nostri lettori “antichi” e “moderni”, che sono pronti a rifiutarlo. In una scuola su 177 insegnanti, per esempio, in 72 hanno firmato la “dichiarazione di indisponibilità a ricevere il bonus”.
Per molti di loro, se non per tutti, si tratta di un attacco alla libertà di insegnamento, perché la sirena del bonus può far affondare la barchetta della didattica: “Siamo contrari al sistema di valutazione introdotto dalla legge 107 perché comporta uno sterile aumento della competizione individuale tra gli insegnanti, determina una forte gerarchizzazione e aziendalizzazione della scuola pubblica e spinge i docenti a uniformare la didattica”.
Parte l’umiliazione di chi non lo riceve, magari dopo anni di lavoro duro e sotterraneo.
LA TECNICA DELLA SCUOLA E’ SOGGETTO ACCREDITATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA E ORGANIZZA CORSI IN CUI È POSSIBILE SPENDERE IL BONUS.
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Anche i sindacati mugugnano e di brutto, perché il bonus deve essere frutto di contrattazione sindacale e d’istituto.
Tuttavia bisogna pure dire che il bonus è anche un modo per gratificare i docenti volenterosi e bravi, che si aggiornano e che sono sempre in trincea, pronti per l’assalto e per portare la sua truppa ai migliori risultati. E scuole dove la dirigenza è “alta” e “scrupolosa” ce ne sono, anzi forse sono la stragrande maggioranza, ma rimena sempre quel quid: siamo sicuri di non fare ingiustizie? Siamo sicuri che non ci siano condizionamenti, di qualsivoglia fonte, che condizionano non solo la libertà di insegnamento, ma anche la serenità che la docenza richiese? Per un pugno di euro? Sì, per un pugno di euro Martin perse la cappa.
E alla luce di quanto sta succedendo in molte scuole, in alcune delle quali non è stato nemmeno eletto il comitato di valutazione, demandando quindi al dirigente la facoltà di scegliere i “migliori”, chiediamo ai nostri lettori: sei disposto ad accettare il bonus?
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