Nelle ultime settimane l’attenzione si era concentrata sulla questione dei trenta punti concessi agli specializzati della Ssis o sulle sentenze dei vari Tar.
Senza voler sottovalutare i diritti dei diversi ricorrenti, abbiamo voluto riportare la riflessione sulla qualità della scuola che può essere garantita per prima cosa dalla qualità dei suoi docenti. Da questo bisogno di riflessione comune prendevano le mosse le cinque domande dell’ultimo sondaggio. A distanza di sei giorni giorni il numero di colleghi che ha ritenuto di votarlo supera le 700 unità. Oltre 100 persone al giorno hanno ritenuto di farci conoscere il proprio punto di vista. Fra i numerosi nostri sondaggi risulta uno dei più votati a pochi giorni dall’inizio.
Le risposte sembrano abbastanza nette sulle prime quattro domande; indicano una categoria spaccata a metà sulla quinta con la quale si chiede una valutazione dell’onerosità degli attuali percorsi formativi. Il 52.1% risponde, infatti, che non è giusto prevedere tale onerosità, ma non è da escludere che il no possa essere collegato anche o in molta parte alla modestia delle remunerazioni attuali. Meraviglia, sicuramente, quella percentuale superiore al 90% che si registra sia rispetto alla prima domanda che alla terza. La risposta alla prima domanda è una sconfessione netta di punti di vista parlamentari che invece tendono ad affermare che basta conoscere bene la disciplina per sapere insegnare. La risposta alla terza ci fa comprendere come la categoria sia contraria ad un tirocinio scisso dalla riflessione teorica e preferisca invece un progetto integrato in cui teoria e pratica abbiano valore ricorsivo.