Dell’abolizione degli scatti di anzianità e dell’introduzione di un percorso di carriera che premi soltanto il 66% dei docenti ogni tre anni, gli insegnanti non ne vogliono proprio sapere. Bocciata senza appello anche la chiamata diretta da parte dei presidi sulla base di un Registro nazionale dei docenti. Pollice verso pure riguardo la possibilità per famiglie e studenti di scegliere i programmi di studio. E’ quanto emerge dai risultati del sondaggio on line condotto dalla Gilda degli Insegnanti sul Rapporto #Labuonascuola e lanciato a pochi giorni dall’avvio della consultazione web del Governo.
L’indagine, partita il 12 settembre, è stata pubblicata nei siti www.gildains.it e www.gilda-unams.it con l’ausilio del software specializzato SurveyMonkey e ha raccolto le opinioni di 2.734 insegnanti. Le nove domande poste dal questionario riguardano scatti di anzianità, precari, reclutamento, carriera, merito, programmi di studio, alternanza scuola/lavoro, e finanziamenti privati alla scuola pubblica statale. Quattro le opzioni di risposta offerte ai partecipanti per esprimere il loro livello di gradimento delle proposte avanzate su questi argomenti dal progetto Renzi-Giannini.
I dati più significativi in termini di risposte negative riguardano gli scatti di anzianità, la chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici e le progressioni di carriera basate sul merito e attribuite al 66% dei docenti ogni tre anni.
Alla domanda “siete d’accordo con l’abolizione degli scatti di anzianità” (Q4), l’84,32% ha risposto “per niente”, il 9,24% “poco”, il 4,16% “abbastanza” e il 2,28% “molto”. Risultati in linea con quelli del quesito successivo “come giudicate la proposta di istituire un percorso di carriera che premi soltanto il 66% degli insegnanti ogni triennio” (Q5), al quale l’81,41% ha risposto “pessima”, il 10,86% “discreta”, il 5,49% “buona” e il 2,25% “ottima”.
Rispetto alla chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici (Q3), il 76,88% si è dichiarato “per niente favorevole”, il 13,18% “poco favorevole”, il 6,74% “abbastanza favorevole” e il 3,20% “molto favorevole”.
Anche la proposta di far scegliere i programmi di studio ad alunni e famiglie (Q6) incontra il marcato disappunto degli insegnanti: il 73,05% si definisce “per niente d’accordo”, il 21,28% “poco d’accordo”, il 4,34% “abbastanza d’accordo” e l’1,33% “molto d’accordo”.
Interpellati sul tema dell’immissione in ruolo dei 148mila precari attualmente inseriti nelle GaE (Q1), quasi la metà (49,01%) degli insegnanti ha risposto di essere “molto d’accordo”, il 27,47% “abbastanza”, il 14,05% “poco” e il 9,47% “per niente”.
In merito al metodo di reclutamento, il 44,81% si dichiara “molto d’accordo” all’assunzione soltanto tramite concorso, dopo lo svuotamento delle GaE” (Q2), il 25,64% “abbastanza”, il 16,13% “per niente” e il 13,42% “poco”.
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Il potenziamento dell’alternanza scuola/lavoro (Q7) viene considerato invece complessivamente positivo: per il 34,75% dei docenti è “buono”, per il 32,96% “discreto”. A ritenerlo “ottimo”, invece, è il 20,30% mentre incassa un giudizio “pessimo” dal 12%.
Tendenzialmente negativa la posizione espressa in merito all’ingresso di risorse private per finanziare la scuola pubblica statale (Q8): “poco d’accordo” il 33,80% e “per niente d’accordo” il 30,80%, contro il 27,40 che si dichiara “abbastanza d’accordo” e l’8,01% “molto d’accordo”.
La maggioranza dei partecipanti al sondaggio, infine, accoglierebbe positivamente la possibilità di dedurre fiscalmente contributi volontari che le famiglie versano alle scuole (Q9). “Molto favorevole” risulta il 47,22%, “abbastanza favorevole” il 33,50%, “poco” il 10,90% e l’8,38% “per niente”.
A margine della conferenza stampa, il coordinatore nazionale Rino Di Meglio ha annunciato la proclamazione dello stato di agitazione e l’avvio, come da prassi, del tentativo di conciliazione con il Governo per il rinnovo del contratto. La mobilitazione comincerà con la manifestazione nazionale #siamonoilabuonascuola indetta per domenica 23 novembre a Firenze. “Se il Governo non ascolterà le nostre richieste – ha dichiarato Di Meglio – metteremo in campo altre forme di lotta, senza escludere azioni di sciopero, augurandoci che si crei un fronte unitario di protesta con gli altri sindacati”