Il nostro sondaggio sulla formazione del nuovo Governo ha funzionato ed ha raccolto l’interesse dei lettori.
A rispondere sono stati in poco meno di 1.500 e, senza nessuna pretesa di scientificità, possiamo dire che il risultato fornisce una linea di tendenza piuttosto precisa che, peraltro, conferma gli esiti di indagini svolte in questi giorni da agenzie accreditate.
Il mondo della scuola, quindi, sembra vedere di buon occhio un accordo (o un “contratto”, come Luigi Di Maio e altri preferiscono dire) fra il M5S e la Lega: ha proporlo è il 48% dei nostri lettori (a metà sondaggio, per la verità, questa soluzione veniva proposta dal 53%; è possibile che il dibattito delle ultime ore abbia modificato un po’ le posizioni).
Il 26%, invece, ritiene che un Governo PD+M5S potrebbe essere più adatto ad affrontare i problemi del momento e soprattutto quelli della scuola.
In entrambi i casi, però, bisogna considerare che, almeno per ora, il PD continua a dichiararsi indisponibile mentre la Lega dice che “sì se ne può parlare ma a condizione che al Governo ci siano anche i nostri alleati del centro destra”.
Meno del 4% pensa ad un Governo centro-destra + PD, e c’è poi un bel 23% chi pensa che la soluzione giusta non sia nessuna delle tre.
In effetti, nelle ultime ore, si sta anche iniziando a parlare di un possibile accordo (o “contratto” che di si voglia) fra centro-destra e M5S, ma forse è ancora presto per capire se una ipotesi del genere sia matura.
In ogni caso il nodo politico di fondo è sempre lo stesso: è difficile comprendere come le forze politiche potranno trovare un accordo sui temi della scuola visto che difficilmente il PD accetterà l’idea di cancellare la legge 107 e difficilmente il M5S e la Lega accetteranno di confermare la legge 107.
A questo punto non è da escludere che in materia di politiche scolastiche il “contratto” di Governo si limiti a poche generiche righe, come per esempio: superamento del precariato, aumento degli stanziamenti per la scuola, valorizzazione del ruolo e dei docenti. Ovvero, tradotto in soldoni: un po’ di assunzioni, qualche centinaio di milioni in più per l’edilizia scolastica e 3-400 milioni per iniziare a mettere le basi per il CCNL 2019/2021 (importo che peraltro servirebbe a mala pena a garantire anche per il 2019 l’erogazione del cosiddetto “elemento perequativo” al personale della scuola che, altrimenti, a partire dal gennaio prossimo si vedrebbe decurtato lo stipendio).
Per dirla in altri termini: soluzione democristiana, e cioè non muovere nulla per evitare contrasti che sarebbe difficile risolvere in Parlamento.
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