L’istituzione di un’area di contrattazione separata per i docenti avrebbe lo scopo di valorizzare la funzione docente. Non è detto, però, che a questo si accompagni automaticamente la concessione di aumenti retributivi nel breve periodo. Le dichiarazioni del ministro Moratti sembrano andare decisamente in questa direzione, soprattutto dopo il diktat del ministro del Tesoro Tremonti che lamenta un “buco nel capitolo di spesa dell’istruzione di quasi mille miliardi di lire”.
Le associazioni professionali composte esclusivamente da insegnanti, come l’Apef e la Gilda, si dichiarano favorevoli all’ipotesi prospettata dalla Moratti perché vedrebbero mutare sensibilmente il peso della loro rappresentanza nell’ambito della contrattazione. Nettamente contrari, invece, Cgil, Cils, Uil e Snals il cui potere contrattuale deriva proprio dal fatto di essere organizzazioni onnicomprensive che raccolgono le iscrizioni di dirigenti scolastici, docenti e personale Ata.
C’è da sottolineare, tuttavia, che per introdurre modifiche delle aree o dei comparti del personale della pubblica amministrazione non è sufficiente l’emanazione unilaterale di norme da parte del Ministro o del Governo. La materia, infatti, è regolata dal decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001 che prevede che, per la modifica dei comparti o delle aree del personale, siano istituiti appositi organismi di coordinamento, costituiti presso l’Aran, ai quali partecipano il Ministro per la funzione pubblica e le confederazioni sindacali maggiormente rappresentative.
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