Il disegno di legge sulla riforma degli Organi Collegiali è stato già approvato il 21 febbraio scorso in Commissione Cultura della Camera e a breve sarà discusso in aula. Ma l’iter del provvedimento si presenta meno agevole del previsto e già si registrano dure prese di posizione da parte dell’opposizione e parecchi dissensi anche fra gli stessi partiti di governo. Il provvedimento, composto da appena nove articoli, traccia un quadro generale di riferimento all’interno del quale le scuole, "nell’esercizio della propria autonomia", dovrebbero autoregolamentarsi definendo "la composizione e il funzionamento degli organi di governo".
I nuovi organi di governo della scuola, oltre al dirigente scolastico, saranno il Consiglio della scuola, il Collegio dei docenti, gli Organi di valutazione collegiale degli alunni e il Nucleo di valutazione del funzionamento dell’istituto. L’organizzazione interna delle istituzioni scolastiche sarà articolata in funzioni di indirizzo e di programmazione, attribuite al dirigente scolastico e al Consiglio della scuola, e in compiti di gestione e coordinamento che spettano esclusivamente al capo d’istituto.
Critiche puntate soprattutto sulla configurazione del Consiglio della Scuola (ex Consiglio d’istituto) nel quale la componente dell’utenza (5 genitori nella scuola di base e 3 più 2 studenti alle superiori) più il rappresentante dell’ente locale, sarebbe maggioritaria rispetto a quella degli operatori scolastici (3 docenti, il dirigente e il direttore dei servizi generali e amministrativi).
Un’altra notevole incongruenza è rappresentata dalla contemporanea attribuzione al dirigente scolastico della presidenza del Consiglio della Scuola (con possibilità di commissariamento in caso di funzionamento irregolare) e del Collegio dei docenti, che contraddice il principio della separazione tra le funzioni esecutive, di indirizzo e di controllo.
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