I lettori ci scrivono

Sono accettabili il pacifismo e l’antimilitarismo a scuola?

Duole dover ancora una volta ribadire che la nostra Costituzione non ripudia affatto le forze armate, le armi, il loro impiego e dunque neppure la guerra in generale. Condanna solo chi vi fa ricorso per aggredire altri popoli o per risolvere controversie internazionali. Chi invece viene aggredito (come ultimamente Ucraina e Israele, con o senza Netanyahu al Governo) ha tutto il diritto di difendersi come necessario.

Sono anzi consentite pure operazioni internazionali di pace e giustizia, alle quali infatti partecipa spesso anche il nostro Paese (come UNIFIL dell’ONU, Allied Force della NATO o, proprio in questi giorni, Aspides e Levante della UE). Purtroppo però ci si dimentica sempre di citare la seconda parte dell’art. 11.

È dunque del tutto opportuno educare i ragazzi alla normalità e legittimità della guerra di difesa. Il che si concilia perfettamente coi fini dell’Educazione Civica e col rispetto della Costituzione. Le forze armate vengono preparate proprio a salvare vite umane, le nostre anzitutto, dissuadendo o sconfiggendo eventuali aggressori che dovessero minacciarle. Sono il nostro principale baluardo contro le guerre ripudiate dalla nostra Carta (compresa anche la brigata di eccellenza “Folgore”, istituita, è vero, dallo Stato fascista, ma lo stesso vale pure per il Liceo classico e l’insegnamento della religione cattolica a scuola). I militari in genere non amano le guerre, visto che sono i primi a rischiare di morirci, ma nei paesi democratici non spetta a loro decidere al proposito.

La difesa non è gratis, tuttavia ci costerebbe certamente molto di più disarmarci, incoraggiando qualunque bellicoso dittatore a porre fine alla nostra libertà e autodeterminazione, oltre che alle nostre stesse vite, a suo piacimento. Non si vede neppure perché il PCTO e il più generale Orientamento scolastico non possano prevedere accordi con le forze armate. Né perché mai a delle multinazionali italiane come Leonardo S.p.A. dovrebbe essere impedito promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica nelle nostre scuole.

Nascondere queste banalità agli studenti in nome di ingenui buoni sentimenti significa crescere delle generazioni prive di consapevolezza e realismo, piene soltanto di slogan e frasi fatte.

Andrea Atzeni

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