La valutazione nasce nei primi anni del Novecento.
Michael Scriven introduce, per la prima volta, il concetto di valutazione formativa, la Sua idea è quella di promuovere e valutare i continui miglioramenti nel curriculum operando gli opportuni aggiustamenti.
Infatti la valutazione formativa è orientata al miglioramento dei processi di apprendimento e di insegnamento.
L’elemento “chiave” diventa il saper regolare la progettazione dell’attività didattica a seconda delle necessità rilevate.
Gli strumenti della valutazione formativa sono per definizione: tests, esercitazioni in classe, controllo dei quaderni, domande poste dopo una discussione/spiegazione, etc… tutto al fine di fornire ed avere feedback per verificare e riprogettare.
La valutazione, in tal senso, diventa una metodologia di valutazione in divenire.
E’ nata, infatti, per aiutare gli insegnanti a monitorare i progressi degli apprendimenti, a progettare sfide ottimali…
Il traguardo della valutazione formativa è scoprire/valutare quali competenze possiedono gli alunni mentre passano da una fase di apprendimento all’altra.
La valutazione formativa si dovrebbe concentrare sui feedback che diventano segnali/indicazioni per lavorare con il fine unico dello sviluppo delle conoscenze e delle competenze degli alunni.
Non è però specificato quali tipologie di feedback/segnali vanno valutati….
L’importante, per il docente, è promuovere un insegnamento/apprendimento personalizzato.
Per Scriven deve esserci sempre una continua ricerca sul merito intrinseco o estrinseco ma non si parla di voti numerici, giudizi o altre tipologie di valutazioni, viene data importanza alla personalizzazione !
Si parla piuttosto di “giudizio di valore” per poter analizzare i bisogni degli alunni da soddisfare ma, anche qui non viene fatta specifica distinzione o preferenza rispetto ai voti numerici, ai giudizi ….
Non si evidenzia un PRO VOTI NUMERICI o CONTRO VOTI NUMERICI!
E’ stata fatta solo una differenza tra valutazione formativa e sommativa ma, lo stesso Scriven, non si è mai spinto sull’identificazione/classificazione/valutazione con voti numerici o non voti numerici.
Va comunque considerato che, anche la valutazione sommativa, ha una sua utilità: “rendicontare”, fare un bilancio dei risultati.
Chi valuta, a parer mio, dovrebbe porsi come osservatore esterno, oggettivamente…. E cosa è più oggettivo di un voto numerico?!?
Al centro dell’apprendimento deve sempre esserci l’alunno, la scuola dovrebbe pertanto mirare alla cooperazione più che alla competizione, anche nei momenti della valutazione.
Mi piace ricordare una frase di Rogers: “… non si apprende dal collo in su …”, cosa di cui si dovrebbe tener conto sempre.
Negli ultimi anni, il concetto di valutazione formativa, è balzato agli onori delle cronache scolastiche, delle riviste pedagogiche, dei dibattiti tra esperti, se si ripensa a ciò che dicevano Scriven, Bloom e Hastings le informazioni raccolte durante la valutazione non sono finalizzate ad attribuire voti numerici o giudizi descrittivi ma ad ORIENTARE e REGOLARE il percorso di insegnamento per poterlo rendere efficace e contestualizzato.
Una valutazione chiara, e cosa c’è di più chiaro e comprensibile di un numero, può essere utile allo sviluppo dei processi metacognitivi degli alunni.
Se durante il processo di apprendimento vengono forniti gli opportuni feedback agli alunni in modo che possano regolare il proprio apprendimento (più chiari e comprensibili dei voti numerici sia per gli alunni più grandi sia per le famiglie per i più piccoli).
A mio avviso, in un percorso scolastico, c’è sempre spazio per ciascuna modalità di valutazione e l’importante è rendere partecipe, lo studente, del proprio processo di apprendimento.
Per fare ciò occorre chiarezza, solo così si promuoveranno la consapevolezza e l’autostima.
La valutazione formativa, come insegnarono a me, durante i corsi di preparazione al concorso ordinario del 1999, deve tener conto dell’intero quadro personologico dell’alunno e supporta l’autovalutazione come momento fondamentale di metacognizione/riflessione e consapevolezza personale.
Non deve e non può essere solo misurativa certo, ma con un voto numerico è certamente meno fraintendibile.
Rousseau diceva che per insegnare il latino a Giovannino non basta conoscere il latino, occorre conoscere Giovannino!!!
Posso utilizzare i voti numerici, che sono molto chiari per tutti, non sono fraintendibili, soprattutto nella società di oggi dove le famiglie tendono ad essere molto discontinue e negligenti!
Non dobbiamo creare alibi o incertezza, occorre essere autorevoli !
I voti numerici, abbinati ad una valutazione globale che tenga conto dei progressi, delle difficoltà, dell’impegno, del rispetto delle regole e… potrei andare avanti, senza condanne ed etichette, possono risultare più utili ed efficaci per ridare valore ed importanza ai docenti!
Daniela Rampi
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