E come quando a teatro si aspetta la fine dello spettacolo conservando l’ultima battuta come la più preziosa perché pregna di messaggio, così il governo dei “migliori”, quello che ci ha traghettato nel post pandemia, passando per il cuore dell’Europa in guerra, ci ha consegnato il suo ultimo decreto, che ha il sapore di un testamento e non può, pertanto, tralasciare la scuola.
Ed è così che nasce, come parto inaspettato, una nuova figura professionale, più professionale delle altre, assoluta, imperativa, categorica, indiscutibile, superiore: il DOCENTE esperto.
E sì, finalmente, dopo anni di esclusione dai vertici e dalle categorie sociali di prestigio, tocca anche a noi docenti, questi professori così tanto bistrattati, raggiungere le vette delle ascese sociali, della carriera professionale, fino al tanto agognato titolo: diventare esperto!
E per essere esperti non basta più la laurea, neppure quella vecchio ordinamento, come per un docente 46 enne come me.
Non serve aver superato e vinto concorsi, frequentato master e tre scuole di specializzazione all’insegnamento, secondo i dettami dei vecchi metodi di reclutamento.
Non serve mica una qualche predisposizione particolare, attitudine alla relazione e all’incontro, neanche la sanità fisica e l’equilibrio mentale o un minimo di passione educativa.
No, niente di tutto questo! Non è necessaria neanche l’esperienza…muffa da vecchi.
Mai chiedere agli alunni che hanno vissuto tante ore e in diversi anni con ciascuno di noi cosa conservano nel loro bagaglio esperienziale e culturale. Nostalgie da libro Cuore…
Chi insegna da qualche ventennio, avendo formato intere generazioni, non ha accumulato ancora un’esperienza sufficiente e necessaria per essere incoronato nel foro come “docentissimo”.
Servono, invece, tre cicli di formazione triennale, nove anni di studio “matto e disperatissimo” alla scuola dei Super formatori scelti rigorosamente dal Ministero. La cosa che più mi incuriosisce è vedere il volto di questi esseri perfetti, approdati da chissà quale galassia, con quali e quante nuove teoria dai titoli bizzarri. E anche la flipped classroom sarà cosa superata dalla neo formazione in arrivo.
Serve, insomma, entrare nella macchina del “sistema” per diventare parte integrante di questo perverso gioco di sperpero di denaro pubblico. Alla fine, intorno al 2033, qualcuno che si sarà sporcato le mani e la faccia di siffatta formazione ministeriale potrà ricevere il titolo superonistico e, udite udite, l’aumento dello stipendio, di 500 € mensili, sogno e miraggio di ciascuno di noi.
Così anche i super docenti italiani riceveranno un congruo riconoscimento per la loro professione in linea coi colleghi europei.
E cosa sperare di più per chi, come me, con 1470 € mensili, stenta ad arrivare a fine mese con mutuo, bollette, utenze, tasse e tanto di inflazione in agguato. Geniale.
Certo è affascinante e alquanto allettante…ma non per tutti. Qualcuno potrà…e gli altri? La stragrande maggioranza dei docenti italiani che ruolo potrà ricoprire? Una sottocategoria? Il Super docente, il docente e il micro docente…
Non ci sto. Non in nome mio!
Ci sarebbe materiale utile per scrivere un romanzo di successo…e magari potrebbe essere l’occasione della mia vita!
Tra pochi giorni, a settembre, tornerò in classe.
Forse senza mascherina, senza più il metro di distanza, finalmente con maggiore presenza e pregnanza.
Ma un velo di tristezza non potrò celarlo alle alunne e agli alunni che nuovamente mi saranno affidati.
Io non voglio il riconoscimento di Super eroe, né oggi né mai, ma un’ordinaria riconoscenza per una professione così bella e così complessa. Che amo. Una normalità che mi spetta…Di diritto.
Sono un docente semplice.
Un professore e nulla più…e già questo dovrebbe bastare.
Lasciatemi essere un un insegnante…uno che cerca di lasciare un segno nel cuore e nella testa di chi incontra.
Il resto sia dato alla polvere…che il vento disperde.
Mario Ascione