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Soppressione delle Province: a rischio assistenti educativi per i disabili

Il diritto allo studio e ad una efficace inclusione scolastica non sono garantiti solo dagli insegnanti di sostegno o dall’attenzione nella predisposizione di percorsi personalizzati ma, in molti casi, anche dalla presenza di assistenti educativi e della comunicazione (AEC). Il loro supporto è essenziale soprattutto nel caso di alunni sordi, non vedenti o ipovedenti o con pluriminorazioni. Il loro ruolo è espressamente previsto dalla legge quadro 104/1992.

Le competenze riguardo alla loro assegnazione sono state attribuite (legge 112/1998, art. 139, comma 1 c) alle Province.

Com’è noto però la legge 7 aprile 2014, n. 56 – pur nell’intento di perseguire principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza – ha soppresso le Province e ne ha redistribuito le principali competenze istituzionali, ma quelle relative agli AEC rimangono piuttosto indeterminate causando un notevole disorientamento e un rischio per il diritto allo studio delle persone con disabilità.

“Alla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – dichiara Vincenzo Falabella che ne è il Presidente – giungono segnali di allarme da molti territori circa l’assenza di definizione di quale sia la destinazione di questa competenza, se quindi in capo alle Regioni, ai Comuni o alle nuove Città Metropolitane”.

FISH rileva, con preoccupazione e disappunto, come la tendenza appaia orientata maggiormente alla soppressione della competenza stessa e, conseguentemente, all’eliminazione delle figure degli assistenti educativi e della comunicazione.

“Ricordiamo – prosegue Falabella – che la Sentenza della Corte Costituzionale n. 80/2010 garantisce il diritto allo studio delle persone con disabilità senza vincoli di bilancio, riconoscendo che tutti gli strumenti e gli istituti necessari all’educazione inclusiva devono essere garantiti”.

Per chiarire la situazione e scongiurare questi gravi rischi, FISH ha richiesto un urgente incontro con Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ritenendo che vi siano gli spazi politici e i tempi tecnici per un intervento dirimente e di salvaguardia dei diritti civili.

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