C’è una parola che riecheggia nelle orecchie dei precari che devono scegliere se inviare oppure no, l’istanza di partecipazione alle fasi nazionali d’immissione in ruolo: “Soppressione”.
La paura di chi è orientato a non produrre l’istanza per partecipare alla fase B e C delle prossime immissioni in ruolo autunnali, è quella di una possibile soppressione delle GAE. Da dove nasce tale timore?
Da una risposta ambigua del Miur a questa domanda: “Sono iscritto nelle graduatorie ad esaurimento. Se non presento la domanda di partecipazione alle fasi b) e c) del piano straordinario di assunzioni cosa succede?”. Ecco la risposta definita ambigua: “Se non ricevo una proposta di assunzione nelle fasi zero e A e non presento domanda di partecipazione alle fasi b) e c) del piano assunzionale, non potrò partecipare al piano straordinario di assunzioni e rimarrò iscritto nelle graduatorie fino alla loro soppressione”.
Il Miur risponde sostenendo la tesi di una soppressione delle GAE e non parla di naturale esaurimento delle GAE. Come mai? Cosa significa “Soppressione delle GAE”? Molto probabilmente si tratta di un lapsus freudiano del Miur, che nel suo inconscio ha nella mente l’idea di sopprimere le graduatorie ad esaurimento, come prefissato obiettivo politico.
In buona sostanza il governo Renzi vuole intestarsi il riconoscimento politico di avere risolto l’annoso problema del precariato e delle tante graduatorie associate, arrivando a eliminare per soppressione ed esaurimento tutte le graduatorie create nel passato. Per cui attenzione a rimanere fuori da questa tornata di immissioni in ruolo, potrebbe essere anche l’ultima grande occasione prima di ipotetiche ma possibili soppressioni d’ufficio.
I precari pretendono un chiarimento da parte del Miur, che ha il dovere di dire se il termine usato nella su scritta Faq è un errore di espressione linguistica o se sottende ad una precisa volontà politica, realzzabile in un prossimo futuro.
Anche noi attendiamo di capire il significato intrinseco della parola “Soppressione”, che continua a riecheggiare nelle orecchie dei precari, come se fosse stata pronunciata nelle grotte siracusane dell’orecchio di Dionisio.
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