Con decreto legge approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri, col solo voto contrario di Patrizio Bianchi, è stato soppresso il glorioso Ministero dell’Istruzione.
Notizia inimmaginabile ma purtroppo reale e che ci ha colto assolutamente di sorpesa.
Sbigottimento e incredulità infatti sono serpeggiati in un primo momento pure fra tutti i funzionari di viale Trastevere ai quali ora bisognerà trovare un altro incarico.
Soddisfatti invece il ministro grillino degli Esteri, Luigi Di Maio, insieme con Giancarlo Giorgetti, ministro allo Sviluppo Economico e Vice Segretario federale della Lega. Per loro si tratterebbe al contrario di una sonora vittoria. Per l’uno infatti sarebbe stato un modo per vendicare la fuoriuscita in malo modo dal dicastero della sua collega Lucia Azzolina, per l’altro una rivincita per la mancata nomina di un esponente della Lega a capo del palazzo della Minerva dopo Bussetti. Entrambi tuttavia sono portavoce di un malessere che da tempo si avvertiva dentro i due partiti per via di scelte a loro non gradite e che ora però si trovano uniti nell’unico intento di sopprimere un ministero leggendario che ha visto fra le sue stanze personalità di altissimo spessore culturale e politico, ma pure girovagare strafalcioni da matita blu.
In ogni caso, da ciò che abbiamo potuto sapere, la decisione è stata presa dal premier Mario Draghi direttamente, che non vuole più mettere soldi per un ministero per lui inutile, dispendioso e che può essere benissimo assorbito da quello della Cultura diretto da Dario Franceschini. Sarà infatti accorpato a questo e si chiamerà “Ministero per la cultura dell’istruzione” coniugando così entrambi sotto un unico simbolo e un unico ministro che per ora sarà proprio Franceschini a dirigere.
Secondo quanto ci riferisce il nostro inviato, l’ormai ex ministro Patrizio Bianchi, subito dopo la riunione dei ministri del Governo, sarebbe uscito dal Consiglio col fazzoletto in mano, tolto, sembra, dal taschino della giacca di Mario Draghi e, siccome non gli è sarebbe stato sufficiente, avrebbe pure sfilato altri fazzolettini dalle tasche delle giacche dei ministri e di funzionari che gli venivano a portata di mano, preso da un pianto incontenibile: l’ho imparato direttamente da Draghi che la mia poltrona veniva soppressa. Queste le sue parole sussurrate sulla spalla che Rossano Sasso, anche lui piangente, gli offriva per consolarlo, il quale a sua volta si appoggiava sulla spalla di Barbara Floridia che però, non curante, si aggiustava il trucco in attesa di collegarsi con le televisioni di stato e no, essendo l’unica portavoce ancora lucida.
Con questa inaspettata decisione tuttavia si sovverte pure una istituzione dalla quale dipendono oltre un milione di persone e 53.313 scuole, tra statali e paritarie, mentre la parte gestionale delle strutture, prima a carico del MI o degli Enti locali, dai banchi agli edifici ai servizi connessi, comprese le forniture dei materiali, passeranno direttamente in gestione nelle mani del generale Francesco Paolo Figliuolo.
A lui sarà attribuito anche il compito di ispezionare periodicamente le scuole, a conclusione definitiva della pandemia, ma con l’obbligo, “condicio sine qua non”, di continuare ad indossare la divisa. “Sarà un onore girare per le scuole in alta uniforme”, ha dichiarato. E poi ha aggiunto:” Mi propongo pure di interrogare tutti gli insegnanti che incontro sulla disciplina militare al fine di sedare le insubordinazioni in classe”.
Ora bisognerà capire come la prenderanno i docenti e il personale di tutte le scuole della Repubblica: se la soppressione passerà inosservata, e dunque senza conseguenze per loro, oppure se scenderanno in piazza a manifestare contro una tale gravissima scelta del Governo e di Draghi in particolare il quale, in base a quello che la nostra inviata con la mascherina per non farsi riconoscere ci riferisce, avrebbe pure sibilato: “Così imparano a frequentare i musei, le gallerie d’arte, le biblioteche e le librerie”.
Si attendono pure, da un momento all’altro, le dichiarazioni dei sindacati della scuola il cui servizio a favore del personale risulterebbe, col la soppressione del Ministero, tutto da rivedere e da reimpostare, considerate pure le perdite di iscritti e di fiducia.
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