Tova Friedman è una 85enne sopravvissuta dell’Olocausto, una delle più giovani deportate nel campo di concentramento di Birkenau, dove arrivò a soli sei anni, proveniente dalla Polonia, e dove visse per sei mesi, in mezzo ad assurde atrocità. La donna, di professione terapista e assistente sociale, è anche autrice di libri che raccontano la sua esperienza, in onore di chi, invece, ha perso la vita.
L’anziana ha anche scelto di aprire un profilo TikTok in cui racconta in modo veloce, immediato e semplice ciò di cui è stata, purtroppo, testimone. Il suo account è molto popolare e conta più di mezzo milione di seguaci. Come racconta Fanpage.it, l’idea è stata del nipote Aron Goodman.
“Abbiamo capito che era un ottimo modo per spiegare cosa fosse stato l’Olocausto, soprattutto a quelle persone giovani che non leggono i libri, o non amano studiare a scuola o il modo in cui le loro docenti lo spiegano, o che si annoiano o che non ne hanno mai sentito parlare. Qui su TikTok ascoltano”, ha spiegato Tova alla rete Euronews.
@tovafriedman #answer to @. Out of hundreds of children in her town, only 5 survived. This is not myth. This is not a movie. This is not fiction. This is our history. This is our story. #tiktokforgood #tiktok #mystory #history #truth #shoah #daughterofauschwitz #xyzbca #fyp #tovafriedman #child #childhood #foryou #memory @tiktokforgood ♬ New Age, a sad piano solo 10 minutes(1003982) – 8.864
“Mi sono reso conto usando TikTok che non era solo un social per ballare o per pubblicare meme, in realtà è anche un modo per diffondere idee, messaggi e cultura. Quindi mi è venuta l’idea di usare il social, dove ho visto anche molte teorie antisemite e radicali, per combattere”, queste le parole del nipote.
L’obiettivo dei due è diffondere consapevolezza ed evitare che i giovani, che magari non conoscono a fondo la storia dell’Olocausto, si rendano protagonisti di atteggiamenti e comportamenti razzisti o antisemiti, specialmente considerando il fatto che questi sono esposti a contenuti negazionisti e complottisti che fioccano sui social e non.
“Sono rimasta senza parole quando ho scoperto il grado di ignoranza rilevato da un’inchiesta tra i giovani americani, commissionata dalla Conference on Jewish Material Claims Against Germany e pubblicata nel settembre del 2020. I due terzi degli intervistati non avevano idea di quanti ebrei fossero morti nell’Olocausto. Quasi il cinquanta per cento non ha saputo dire il nome di un campo di concentramento o di un ghetto. Secondo il ventitré per cento, l’Olocausto è una leggenda o è stato ingigantito. Il diciassette per cento ha affermato che è accettabile sostenere posizioni neonaziste. Nel 2018 un’inchiesta simile, questa volta in Europa, ha mostrato che un terzo degli intervistati sapeva altrettanto poco dell’Olocausto o addirittura non lo aveva mai sentito nominare”, ha detto Tova tempo fa, come riporta Ansa.
“Da settembre 2021, abbiamo ottenuto oltre 75 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo”, ha spiegato Aron. “Molte persone non hanno nemmeno incontrato un ebreo o non hanno mai sentito parlare dell’Olocausto, il che è sorprendente per me. Se c’è ignoranza sul bene e sul male, allora ciò può portare a un genocidio o più odio e violenza contro gli ebrei e le persone in generale”.
TikTok, oltre ad essere una piattaforma di intrattenimento, si rivela sempre più anche un’occasione per imparare e divulgare: ne abbiamo già parlato con il caso della canzone di Margherita Vicario relativa allo studio del greco antico che è diventata virale sul social media, spingendo molti giovani a volerlo studiare.
Resta curioso in ogni caso il fatto che spesso i giovani si incuriosiscono su determinati temi o ambiti di studio solo se presentati a loro in un certo modo, come, appunto, attraverso nei video flash su TikTok: la didattica dovrebbe tener conto di queste nuove modalità di comunicazione?
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