Ci sono diversi aspetti nella risposta del lettore Tipaldi che inducono a riflettere sul fatto se sia più corretto parlare di “potere assoluto dei dirigenti” o piuttosto di “acquiescenza dei docenti”.
Forse, a volerci riflettere bene, dopo aver letto entrambi i contributi, il titolo più corretto sarebbe stato quello che qui si propone, ossia “Acquiescenza dei docenti dinanzi al potere assoluto dei dirigenti scolastici”.
Personalmente ritengo che ciò che si legge nel contributo di Li Causi, successivamente commentato da Tipaldi, non sia tanto il voler sollevare il problema della sorveglianza dei minori, compito che indubbiamente compete a tutto il personale scolastico dal momento in cui l’alunno viene lasciato a scuola a quando viene riconsegnato ai genitori, quanto piuttosto quello del rispetto delle norme volute dal legislatore all’interno di ogni comunità, compresa quella scolastica.
Il caso riportato da Li Causi ritengo che non debba essere visto come una generalizzazione di quello che metaforicamente viene definito “potere assoluto” dei dirigenti, quanto piuttosto come una denuncia al pubblico dei lettori di ciò che succede all’interno delle singole istituzioni scolastiche, dove a dirigenti autoritari, che operano perfino in violazione di norme di diritto, si affiancano dirigenti che sanno operare e conoscono bene quali sono i confini dei poteri che il nostro ordinamento ha voluto loro riconoscere ed attribuire.
Ciò di cui si discute, infatti, non è tanto lo stile di leadership, autoritario o meno, quanto piuttosto il rispetto di norme volute dal legislatore per garantire quella vigilanza a cui si fa riferimento in entrambi i contributi e che Tipaldi considera come un problema, ma che tale non dovrebbe essere se ciascuna delle figure professionali presenti all’interno di una scuola fosse posto nelle condizioni di rispettare il ruolo e le funzioni a cui per contratto si è obbligato.
Come bene ha osservato Tipaldi, esiste sempre la possibilità di rivolgersi agli ispettori per garantire l’osservanza di quelle regole e norme che si ritengono violate, ma ciò che non si comprende è per quale ragione il docente debba essere costretto a distrarsi dal ruolo che è stato chiamato a svolgere o a svolgere malvolentieri lo stesso per occuparsi di problematiche che nulla hanno a che fare con la funzione docente.
La verità è che in una società democratica, come si definisce quella di cui tutti facciamo parte, ed in cui dovrebbe prevalere il principio dell’eguaglianza e della certezza del diritto, non dovremmo assistere a situazioni del tipo di quelle portate ad esempio da Li Causi nel suo contributo.
Ciò che non può essere in alcun modo approvato e consentito, ritengo che sia proprio il tentativo da parte di alcuni soggetti, chiamati a rivestire il ruolo di rappresentante di una istituzione scolastica, di voler disciplinare in modo personalizzato situazioni e momenti della vita scolastica per le quali già il legislatore si è preoccupato a fatica di dettare una specifica disciplina, non rendendosi conto che in tal modo si mina quella certezza del diritto che dovrebbe costituire la base essenziale di tutti gli ordinamenti democratici.
A questo punto, anziché confidare e far leva sulla denuncia da parte dei singoli docenti che devono e vogliono continuare ad operare serenamente all’interno di una comunità scolastica, qualificando tale mancata denuncia come “acquiescenza”, forse, restando sempre sul tema di cui qui si sta discutendo, sarebbe più opportuno pensare all’adozione di regolamenti di vigilanza uniformi su tutto il territorio nazionale e per tutte le istituzioni scolastiche, che tenga conto dei ruoli e dei compiti propri di ciascuna figura professionale, togliendo ai dirigenti il “potere” di disporre a proprio piacimento di personale dipendente dal Ministero dell’istruzione.
Adesso si vuole riportare un esempio di regolamento che si trova sempre sul web e che, a modesto parere di chi scrive, si pone perfettamente in linea ed è rispettoso di quelle norme contrattuali di cui, correttamente, il vostro lettore Li Causi ne ha denunciato la palese ed incontestabile violazione da parte di qualche dirigente scolastico.
Questo è ciò che si legge in ordine al tema oggetto di discussione:
…..Art.7 Uscita
4. I collaboratori vigileranno sugli alunni che potrebbero permanere all’interno dell’edificio scolastico oltre l’orario di uscita, radunando gli stessi nell’androne del ….
5. L’attesa di eventuali genitori ritardatari è nuovamente di competenza dei collaboratori scolastici individuati dal D. S. con provvedimento separato, in quanto al di fuori di detti termini e fatto salvo un periodo di tolleranza che in questa scuola viene fissato in 10 minuti, in riferimento all’art. 591 del Codice Penale e all’art. 2048 del Codice Civile , ci si rivolgerà, a cura dei collaboratori scolastici e del personale di Segreteria, alle forze dell’ordine……
Allora chiediamo al lettore Tipaldi: si può veramente parlare di acquiescenza dei docenti (o meglio di alcuni docenti, perché non tutti, come dice di aver fatto lei stesso, sono disposti a subire!) o piuttosto si tratta nella maggior parti dei casi e per la gran parte dei docenti di amore per il quieto vivere?
E poi, ancora, ci si chiede: perché per vedere rispettati i propri diritti, che i rappresentanti di contrapposte parti sociali, dopo estenuanti contrattazioni, hanno deciso di trasfondere chiaramente in un testo scritto e sottoscritto, si deve necessariamente “insorgere” contro chi, con un semplice colpo di spugna (rectius di “regolamento”), pretende di cancellarli?
Alessandra Iemmola
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