Personale

Sospensione attività didattiche e chiusura scuole: disparità di trattamento fra ATA e docenti

Pubblichiamo il comunicato del sindacato Feder ATA, che alla luce dei disagi avuti nelle scuole nelle ultime settimane, dovute al maltempo e alle abbondanti nevicate, sottolinea come ci siano state anche in questo caso delle disparità di trattamento fra i docenti e il personale ATA.

In questo ultimo periodo gli italiani hanno dovuto fare i conti con il Burian e il personale ATA anche con le solite disparità di trattamento fra loro e i docenti, perché nelle varie località colpite da nevicate eccezionali, gelicidio e quant’altro i sindaci o chi per essi hanno deciso, a seconda delle situazioni, di chiudere le scuole o di sospendere le attività didattiche per uno o più giorni; pertanto si sono avute modalità differenti di prestazioni di lavoro a seconda delle decisioni prese dagli organismi preposti.

Sospensione attività didattica e chiusura della scuola

Con la sospensione delle attività didattiche, dovuta ad eventi straordinari come ad esempio emergenze sanitarie o di pericolo, la scuola rimane aperta ma non si svolgono lezioni e solo il personale ATA deve recarsi a scuola (non lo devono fare allievi e docenti, perché è sospeso l’obbligo delle lezioni, a meno che non ci siano delle attività già programmate, che potranno comunque essere rimandate dal Dirigente). Se il personale ATA è impossibilitato a raggiungere la sede dovrà “giustificare” l’assenza ricorrendo ai permessi previsti dal contratto (ad esempio permessi retribuiti o non retribuiti o ferie).

Con la chiusura della scuola, disposta per eventi gravi e/o particolari (nevicate, alluvioni, elezioni politiche ecc .) si vieta l’accesso ai locali a tutto il personale e agli allievi. Tali assenze, comprese quelle del personale ATA, non devono essere “giustificate” e dare origine a decurtazione economica o richieste di recupero. Infatti il rapporto di lavoro del personale della scuola è di natura civilistica e obbligazionaria regolato dal Codice Civile e l’art.1256 precisa che “L’obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore (dipendente della scuola in questo caso), la prestazione diventa impossibile………”.

In alcune località si è inoltre creata tra il personale interessato una certa confusione in merito all’obbligo di recarsi l’indomani a scuola, dovuta a comunicazioni tardive, inesatte e/o lacunose di addetti di alcuni comuni e/o regioni che hanno dimostrato scarsa competenza in materia scolastica.

Dunque permane il problema di fondo che si protrae negli anni, cioè la profonda disparità di trattamento fra i docenti e gli ata dello stesso comparto statale che dovrebbero avere identici diritti e doveri anche e soprattutto in caso di eccezionali eventi atmosferici; infatti nel caso di sospensione dell’attività didattica gli insegnanti possono rimanere a casa senza problemi mentre gli ata, che inoltre sovente risiedono lontano dalle loro sedi, devono comunque recarsi a scuola affrontando anche rischi e/o disagi notevoli come è successo in questo periodo a causa dell’interruzione della circolazione ferroviaria su numerose linee o di code e disagi su strade e autostrade, o richiedere giorni di permesso o ferie se impossibilitati a recarsi a scuola.

Riteniamo perciò che in questi casi, quando un sindaco decide la semplice sospensione delle attività didattiche a causa di condizioni avverse che possono creare serio pericolo per l’incolumità pubblica, non debba esserci alcun obbligo di presenza in servizio anche per il personale ata, e non solo per quello docente, in considerazione del fatto che ci sono cause di forza maggiore, non imputabili ai dipendenti scolastici statali.

Ci dispiace che i sindacati non abbiano nemmeno considerato questa ulteriore tematica quando hanno firmato il contratto lo scorso febbraio; ma d’altronde questa ennesima dimenticanza non dovrebbe stupire nessuno, poiché non hanno nemmeno avuto l’ardire di affrontare “l’innovazione del sistema di classificazione professionale del personale ATA” dopo anni di promesse in tal senso, rimandando tutto per l’ennesima volta “convenendo di istituire una specifica Commissione paritetica”, come hanno scritto, e si sono accontentati di cifre irrisorie per il personale amministrativo tecnico ausilario.

Nella speranza di aver offerto un chiarimento sulla problematica di cui trattasi ed augurandoci di poter fornire il nostro apporto nelle sedi opportune onde risolvere problematiche e disparità che stanno verificandosi ormai da anni in tutta Italia ogni qual volta si verifichino eventi di particolare intensità e gravità, siamo vicini a tutti i colleghi che hanno dovuto affrontare disagi a causa di questi eventi eccezionali.

Redazione

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