Dopo la Flc-Cgil, anche il ministro dell’Istruzione auspica una cancellazione a breve dell’ingiusta sospensione pe 15 giorni della professoressa palermitana Rosa Maria Dell’Aria, durante il mandato del ministro Bussetti, per aver consentito ad alcuni studenti dell’istituto superiore Vittorio Emanuele III esporre alcune slide che accostavano il “decreto sicurezza”, voluto dall’allora ministro degli Interni Salvini, alle leggi razziali promulgate da Mussolini.
Il ministro Lorenzo Fioramonti, il 23 dicembre, su facebook ha tenuto a dire che “con la formalizzazione a breve dell’incarico del nuovo direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, Stefano Suraniti, che ha il potere amministrativo o conciliativo per intervenire, si potrà finalmente trovare una soluzione completa e condivisa per la vicenda della professoressa Rosa Maria Dell’Aria”.
“Il mio auspicio personale è che al più presto si possa mettere la parola ‘fine’ a questo caso molto spiacevole. La scuola deve essere un luogo di incontro e di crescita nel confronto dialettico e culturale. Sempre”, ha concluso il titolare del Miur.
Per la professoressa Rosa Maria Dell’Aria, 63 anni, docente da 40, quanto accaduto ha rappresentato un dolore profondo: la considero, aveva tenuto a fa sapere, “la più grande amarezza e la più grande ferita della mia vita professionale e naturalmente non parlo del danno economico legato ai giorni di sospensione ma al danno morale e professionale dopo una intera vita dedicata alla scuola e ai ragazzi”.
La prof era stata sospesa per due settimane dall’ufficio scolastico provinciale perché non avrebbe vigilato sul lavoro dei suoi studenti che nella Giornata della memoria avevano presentato una videoproiezione nella quale si accostava la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al decreto sicurezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Nella terza decade dello scorso maggio proprio Salvini, assieme all’allora ministro Marco Bussetti, vollero incontrare la docente, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci: si chiarirono e fecero intendere che la sanzione sarebbe stata revocata il prima possibile.
Invece, non andò così. Anche perché la persona più titolata a farlo sarebbe stato chi aveva comminato la sanzione. Il direttore dell’Ust palermitano, però, nel frattempo è andato in pensione. Così la docente, supportata dai suoi legali, uno dei quali è il figlio, ha deciso di ricorrere in tribunale.
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