Le questioni di sesso, genere, sessualità sono al centro del dibattito pubblico da oltre un paio di decenni. Le loro definizioni, caratterizzate da accezioni non solo meramente biologiche, ma attributive e legate alle percezioni che l’individuo, nel suo complesso, ha di sé stesso, vedono continui aggiornamenti sui libri di testo, anche scolastici. E’ spesso l’opinione pubblica, strutturata in una fortissima asimmetria ideologica, a premere sulla dovuta sensibilizzazione o desensibilizzazione da tali tematiche e questioni (private) rispetto alla – seppur presunte – priorità del momento a livello politico ed economico. Nelle scuole, luogo ideologico ed ontologico ove si concretizza il futuro, la creazione della coscienza critica ed il dibattito pubblico, il tema è molto sentito sia dai docenti che dai ragazzi, molto sensibili a tali tematiche, specie in una fase di autodefinizione sessuale ed identitaria. Quanto accaduto in Marocco di recente circa la sospensione di una docente con numerosi anni di anzianità e di servizio ha causato una cesura ideologica in un paese sì moderno ma che affonda le sue radici nella cultura e tradizioni islamiche fatimide, provocando pertanto un enorme seguito in termini di discussione pubblica, divenuta internazionale nel Nord Africa. Come le culture islamico-progressiste affrontano i temi dell’omosessualità e dei diritti LGBT a scuola ed in società?
Il caso dell’insegnante sospesa per apologia d’omosessualità
Balzac, una scuola missionaria francese con sede a Kenitra vicino a Rabat, ha sospeso un’insegnante per aver affrontato i temi LGBT+ nelle scuole durante una lezione. Rapporti convergenti hanno confermato la notizia e l’ex Ministro del Lavoro Mohamed Yatim ha condiviso le informazioni sui social media con atteggiamento piuttosto critico, sostenendo – come riporterebbe il suo approccio tiepido alla morale islamica – che ciò risulta inaccettabile in una scuola pubblica marocchina. Il caso ha suscitato indignazione tra i genitori marocchini, con l’avvocato marocchino Abderrahim Jamai che ha espresso le preoccupazioni delle famiglie su quella che hanno descritto come l’inaccettabile promozione dell’omosessualità da parte della scuola pubblica retribuita e foraggiata con le imposte dei cittadini. Secondo l’avvocato, l’insegnante stava incoraggiando gli studenti ad “accettare le nozioni di omosessualità e diffondere opinioni che promuovono le relazioni tra persone dello stesso sesso”. Morocco World News (MWN), maggiore emittente e quotidiano che divulga notizie all’estero e nel Nord Africa, ha contattato l’istituto per una dichiarazione pubblica, ma la scuola ha rifiutato di commentare la questione. “No, se hai bisogno di informazioni, contatta l’ambasciata francese”, ha detto un membro della scuola al quotidiano. MWN si è messo in contatto anche con l’ambasciata ma non era raggiungibile per una dichiarazione. Tale isolamento ha provocato – com’era da attendersi – ulteriori polemiche tra i genitori ed il personale scolastico.
Quali le reazioni dell’opinione pubblica?
Il caso ha sollevato preoccupazioni non solo tra i genitori dei bambini in età scolare, ma anche tra i netizen marocchini, molti dei quali hanno sottolineato l’importanza di un monitoraggio continuo sul tipo di materiale su ciò che viene insegnato ai bambini marocchini nelle scuole straniere che rientrano nei programmi educativi nazionali e spesso sostenute economicamente con i fondi governativi, nonostante l’appartenenza. I critici circa le lezioni ed alle tematiche proposte dell’insegnante licenziata hanno sottolineato che il Marocco è un paese musulmano dove l’omosessualità e la sua promozione è e dovrebbe essere severamente vietata nei luoghi pubblici, specie durante l’educazione in classe. Il codice penale del Marocco punisce le relazioni omosessuali, con l’articolo 489 che definisce condanne che vanno da sei mesi a tre anni di reclusione. Numerosi genitori, dal lato opposto, si sono schierati a favore della docente, richiedendone l’inserimento e la reintegrazione dell’organico il prima possibile. Queste sono spesso famiglie di origine francese i cui figli apprendono nelle scuole internazionali, che comunque sono costrette dalla normativa vigente ad una severa osservanza delle norme e dei precetti islamici circa l’educazione e la vita in società, elementi cruciali delle società arabe contemporanee.