Se la piattaforma scelta dal MI non garantisce la privacy, forse l’unica alternativa possibile è bloccare le lezioni a distanza. Ma anche trovare altre soluzioni condivise. D’altra parte proprio su questo versante della privacy molti genitori hanno dovuto firmare una liberatoria alla scuola, nella ipotesi che appunto i dati sensibili dei bambini venissero acciuffati dai malviventi dell’informatica: e tanti, proprio su internet, tessono tele per catturare giovani prede.
E la dirigente scolastica della scuola media “Bianco Pascoli” di Fasano, 800 alunni e l’unica nel comune insieme con quella della frazione di Pezze di Greco, da 10 giorni ha deciso di fermare tutto, perché sulla piattaforma Google suite non verrebbe garantita la privacy, la stessa piattaforma autorizzata dal Miur e utilizzata in tantissime altre scuole italiane in questi mesi di emergenza sanitaria.
Nella notizia, riportata da Repubblica, si legge pure che i genitori degli studenti stanno protestando perchè si sentono abbandonati dalla scuola in un momento già troppo difficile, mentre la preside ha chiesto ai docenti di assegnare i compiti ed utilizzare esclusivamente il registro elettronico.
Intanto il Comune, nella persona dell’assessore alla Istruzione, ha scritto alla ministra Lucia Azzolina per raccontare l’accaduto ed ha chiesto di intervenire per quello che sta accadendo nella scuola del suo paese. “La situazione è preoccupante non riusciamo a dare risposta ai ragazzi e alle loro famiglia. La preside ha sospeso da un giorno all’altro le lezioni sulla piattaforma interattiva, e solleva una questione di tutela dei dati personali. Ma si tratta di una situazione paradossale in quanto è piattaforma consiglia dal Miur e utilizzata da tutte le scuole”.
Crediamo tuttavia che la preside, per adottare una simile pesante risoluzione, avrà avuto le sue ragioni, anche perché, nell’ipotesi di un furto di dati dalla piattaforma, le responsabilità sono tutte sue, tranne a dimostrare, in sede giudiziaria, la sua estraneità.
Nello stesso tempo però, appare strano il fatto che il Ministero, ben consapevole dell’hackeraggio assai consueto, tanto da consigliare i suoi strumenti tecnologici, non riesca a garantire la sicurezza nei sistemi da esso stesso segnalati; ma appare altrettanto strana anche l’altra questione, riportata da Repubblica, relativa alla possibilità che genitori e Comune si possano rivolgere alla Procura della Repubblica per interruzione di pubblico servizio, considerando che la preside starebbe agendo (e altrimenti perché?) nella tutela dei loro figli, nonostante la legittima preoccupazione per gli esami di terza media.
Questione dunque ingarbugliata e per certi versi incomprensibile, qualora la dirigente abbia accertato l’effettiva fallacia della piattaforma proposta dal Ministero.
Ma la Repubblica segnala ancora che “mortificati sarebbero anche i professori che compatti vorrebbero riprendere al più presto le lezioni”, in attesa di riunire il collegio dei docenti nel quale saranno assunte delle decisioni.
La preside però, convinta certamente delle sue rigorose scelte, ha pubblicato sul sito della scuola la lettera del garante della privacy Antonello Soro indirizzata alla ministra alla Istruzione Lucia Azzolina in cui evidenzia la necessità di ridurre l’utilizzo delle piattaforme che non garantirebbero l’adeguata protezione dei dati personali.
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