Un ragazzo marocchino di seconda media che frequenta una scuola di Cremona è stato sospeso perché avrebbe inneggiato agli attentati di Bruxelles. Il giovane, durante le ore di lezione, secondo quanto hanno raccontato i suoi compagni di classe, è uscito dall’aula, e nel corridoio ha appallottolato un grande quaderno e ha mimato un mitragliatore, come a sparare.
Un atteggiamento che non sarebbe passato inosservato da parte dei professori che hanno avvisato la preside, e la dirigente ha optato per la sospensione dalla scuola del ragazzo. La dirigente, contattata da ilfattoquotidiano.it non conferma né smentisce l’accaduto. L’episodio tuttavia è stato confermato dal coordinatore di classe.
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Secondo quanto si apprende il ragazzo aveva tenuto un atteggiamento simile in occasione degli attentati di Parigi del 13 novembre. In quel caso lo studente fu sanzionato solo con un richiamo, anche se i genitori furono convocati dal preside. Sulla vicenda resta alta l’attenzione della Digos di Cremona anche perché il giovane è il nipote di uno degli indagati in un’inchiesta del 2002 sul rischio attentati di matrice terroristica al duomo.
Tuttavia ci chiediamo: si può sospendere un ragazzino dalle lezioni e dalla scuola per un comportamento così infantile? E quale risultato educativo si potrà ottenere escludendo dalla scuola invece che includendo? Non c’è il rischio di acuire l’odio, se in effetti odio razionale c’è, verso una istituzione che invece dovrebbe accogliere e capire?