Il ministero dell’Istruzione, con un’iniziativa che si tira addosso le proteste dei sindacati come ai tempi della ex ministra Lucia Azzolina, annuncia l’imminente decreto ministeriale sulla formazione obbligatoria sul sostegno: l’iniziativa, prevista e finanziata con l’ultima Legge di Bilancio, prenderebbe il via il prossimo mese di settembre e coinvolgerebbe tutti i docenti che hanno nelle proprie classi alunni disabili.
L’intento è quello di avere in cattedra del personale con competenze minime sulla gestione degli alunni disabili: una esigenza divenuta ancora più impellente con l’alto numero di cattedre vacanti sul sostegno: in vista del prossimo anno scolastico, si stimano circa 30mila posti liberi dovuti anche alla vera e propria fuga dal posto di sostegno verso il posto comune (a conclusione dei trasferimenti).
Una circostanza che incentiva l’affiancamento all’alunno disabile di docenti senza alcuna specializzazione, peraltro diversi di anno in anno, in barba alla continuità didattica e alle esigenze di inclusione. In questo contesto, avere gli insegnanti curricolari con competenze sul sostegno diventa uno strumento prezioso.
Una cifra, quella dei docenti che dovranno formarsi, che i sindacati stimano attorno alle 700mila unità, sebbene vada considerato che:
Sembra dunque costituirsi il primo tassello di quell‘obbligo formativo voluto dalla Legge di Bilancio 2021.
Storce il naso Pino Turi, segretario generale di Uil scuola, che dichiara: “Diciassette milioni di ore di formazione obbligatorie. Siamo sicuri di volere un investimento di questo tipo?”.
E pone dei dubbi su “cosa porterà in futuro” paventando la possibilità che dietro al corso indistinto per tutti i docenti curricolari possa nascondersi la necessità di non rendere più necessaria la presenza, così come la intendiamo oggi, degli specializzati su sostegno.
Si esprime negativamente anche la Gilda degli insegnanti: “La formazione costituisce servizio a tutti gli effetti e come tale, dunque, va retribuita,” ha commentato il coordinatore nazionale Rino Di Meglio. Peraltro – ci ricorda – si tratta di una norma in contrasto con il CCNL 2016/2018 che definisce la formazione come diritto/dovere e non come obbligo“.
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