Il sostegno continua ad essere in moltissime zone d’Italia un grosso problema, che diventa ancora più grave se si considera il fatto che ancora oggi i supplenti non sono stati nominati in tantissimi casi.
A farne le spese, oltre agli alunni disabili che non stanno ricevendo l’attenzione che meritano in classe, sono i docenti specializzati presenti nelle graduatorie di istituto di seconda fascia, che continuano a restare fermi, scavalcati dai colleghi spesso privi di specializzazione.
L’inghippo nasce dalla circolare MIUR 29 agosto 2017, che fissa a 20 il numero di istituzioni scolastiche da scegliere per le supplenze all’interno di un’unica provincia e il divieto di inviare domande di messa a disposizione al di fuori della provincia prescelta.
Di conseguenza, i dirigenti sono costretti in molte circostanze ad assegnare il posto di sostegno a personale non specializzato o addirittura nemmeno abilitato per l’insegnamento.
A questi casi si aggiungono anche i territori in cui non si riesce ad arrivare alle convocazioni dei supplenti a causa dei ritardi e delle complesse operazioni che riguardano le assegnazioni provvisorie, che in province come Messina, Enna e Caltanissetta devono ancora avvenire, come segnala il MISoS.
Addirittura, come abbiamo scritto in precedenza, solo il 12 ottobre scorso, l’USR Sicilia ha disposto l’assegnazione agli uffici degli ambiti territoriali di ulteriori 657 posti di sostegno in deroga, solo dopo che tanti docenti specializzati si erano ormai accontentati di accettare anche piccoli spezzoni orario in province con pochi posti iniziali.
Come se non bastasse, sempre il movimento dei docenti di sostegno specializzati guidato da Ernesto Ciraci, riporta le situazioni delle province di Brindisi e Lecce, i quali, inseriti con riserva nelle graduatorie a esaurimento a seguito di ricorsi, si sono visti revocare i contratti di supplenza.
Nel frattempo, gli ITP, non solo da neo diplomati aspettano di entrare in seconda fascia, in attesa che gli venga riconosciuto il titolo abilitante, ma sono stati assegnati su cattedre vuote di sostegno, senza evidente specializzazione, né esperienza d’insegnamento, nella maggior parte dei casi.
Si spera in un intervento del Miur, perché il sistema rischia di collassare, e quando si tratta di alunni con disabilità, la premura deve essere doppia.
Da parte sua, il MISoS chiede “regole chiare, che valgano uniformemente su tutto il territorio nazionale, a tutela del nostro titolo e, con esso, dei diritti dei docenti e dei loro alunni speciali”.
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