Sul “blocco” decennale degli insegnanti specializzati previsto dall’art. 12 del neonato decreto legislativo sull’inclusione scolastica, ho espresso tutte le mie perplessità in un mio recente articolo sulle pagine di questo giornale.
Infatti, tale blocco decennale, se da un lato, elimina finalmente il triste fenomeno dello “sfruttamento” da parte dei docenti specializzati del posto di sostegno come “via di fuga” e “scorciatoia” per transitare facilmente sbrigativamente sul posto comune, dall’altro lato, li vincola a rimanere per dieci anni nel medesimo ruolo ma non nella stessa scuola, costringendo in tal modo gli allievi disabili ad una continuità fittizia e solo sulla”carta”.
Pertanto, la soluzione adottata dal Miur a proposito della continuità didattica del sostegno con il sopracitato blocco decennale previsto dal D.Lgs. 378 mi sembra essere solo il frutto di una mediazione e di un “compromesso” a ribasso tra i legittimi diritti sindacali dei docenti per il sostegno e l’altrettanto indifferibile diritto allo studio degli studenti con disabilità. Al riguardo, per ovviare a tali criticità, mi sono permesso di avanzare la proposta del vincolo dei docenti per il sostegno allo stesso alunno per tutto il segmento formativo da lui seguito.
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E tuttavia, con il presente contributo vorrei evidenziare il fatto che la”sacrosanta” assegnazione decennale del docente di sostegno agli alunni\studenti disabili, o anche per l’intero ciclo di istruzione , non sarà sufficiente a far cessare il perverso meccanismo della loro”delega” al solo insegnante specializzato, se essa non sarà accompagnata dalla creazione di un adeguato contesto scolastico “inclusivo”.
Infatti, tengo a sottolineare che noi Associazioni di e per le persone con disabilità, insieme ai loro genitori, potremo sottoporre in questi giorni alle Commissioni Parlamentari tutte le modifiche possibili e immaginabili allo schema di decreto n. 378, ma se non capiremo finalmente che sono la scuola tutta e il “contesto” a fare la qualità dell’inclusione scolastica, non riusciremo mai a garantire il successo formativo degli alunni/studenti con disabilità.
L’inclusione, infatti, potrà essere “piena ed effettiva” solo in una scuola dove la didattica inclusiva non sia un’eccezione o un “incidente di percorso”, ma dove sia invece normale, strutturale e appunto “di contesto”.
Soltanto in un contesto scolastico veramente inclusivo e accogliente, dove il Piano Annuale per l’Inclusione (PAI) sia parte integrante della progettazione, della didattica e della valutazione delle Istituzioni scolastiche italiane e, dunque, anche dei loro Piani Triennali dell’Offerta Formativa (PTOF), si potranno realisticamente garantire per tutti e per ciascuno quelle condizioni di pari opportunità nel raggiungimento del massimo possibile dei traguardi d’istruzione, tanto decantate da tutta la più recente legislazione italiana sull’autonomia scolastica.
Da questo punto di vista, oltre alle necessarie modifiche al neonato schema di decreto n. 378, dovrà essere particolare cura del Ministero mettere tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado nelle reali condizioni di sfruttare al meglio tutti gli strumenti che la normativa già esistente sull’autonomia (fino alla recentissima e criticatissima Buona Scuola) loro consente, per implementare e migliorare la qualità del processo di inclusione scolastica dei ragazzi con disabilità.
Ciò sarà possibile, dotando le scuole italiane di luoghi, ambienti e tecnologie accessibili, creando strutture organizzative flessibili e più confacenti alle effettive esigenze formative dei diversi alunni e utilizzando in modo funzionale l’organico potenziato per la progettazione e la realizzazione di percorsi personalizzati e individualizzati, di insegnamenti aggiuntivi e opzionali, per classi aperte e parallele, per gruppi omogenei ed eterogenei e di attività didattiche laboratoriali e curricolari ed extracurricolari integrative.
Credo insomma che solo un contesto così strutturato, ancor più dell’auspicabile continuità didattica da realizzare con la permanenza decennale del docente per il sostegno nel suo ruolo o legata all’intero ciclo di istruzione del suo alunno con disabilità, possa favorire e promuovere una didattica finalmente inclusiva e for all.
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