Il 13 ottobre è stata assegnata alla Commissione Cultura della Camera un progetto di legge di riforma del sostegno didattico [Atto n° 2444, http://www.camera.it/leg17/141], che da recenti contribuiti del ministro Giannini sarà in qualche modo incardinata ne La Buona Scuola. Nel prospettare un nuovo iter formativo del personale scolastico per il miglioramento del livello di inclusione degli alunni diversamente abili, vengono istituite delle nuove classi di concorso relative al sostegno, in cui anche retroattivamente confluirebbero gli attuali docenti di ruolo.
Cosa comporterebbe questo? Che chi è stato assunto a tempo indeterminato su posto di sostegno, perderebbe la titolarità sulla classe di concorso disciplinare transitando automaticamente nei nuovi ruoli. Le possibilità di passare su posto comune diverrebbero minime se non, per molti, nulle, visto che non avverrà più per trasferimento da posto di sostegno a posto comune (II Fase della mobilità) ma per passaggio di cattedra (III Fase) così come previsto dagli artt. 4 e 6 della suddetta proposta. Nel contestare totalmente la ‘ratio’ di questa divisione che marginalizzerebbe di fatto la figura del docente di sostegno innescando dei processi di frustrazione o di vera e propria alienazi one, ritengo che essa fallisca in due sensi:
1) Da un punto di vista pedagogico e di efficacia dei processi inclusivi.Per inludere, occorrerebbe avere docenti al meglio motivati e non si può certo favorire la motivazione obbligando per legge il personale che svolge un lavoro tanto delicato ad una carriera separata e magari protratta fino alla pensione. Si può senz’altro preservare la continuità o il consolidamento dell’organico, che dovrebbe essere la vera ‘ratio’ della legge, mediante strumenti contrattualmente concordati, come la creazione, parlo per la secondaria superiore, di organici di scuola o di reti di scuole con vincoli di utilizzo fino al termine di un ciclo scolastico o cose simili.
2) Da un punto di vista del diritto del personale docente. Non è accettabile trasformare un docente assunto perché titolare di un’abilitazione disciplinare in qualcosa che con quella abilitazione non c’entra più nulla. Sarebbe una reale limitazione della libertà ad insegnare la priopria disciplina. Il sostegno non è una disciplina, è una specializzazione! Si è docenti per il sostegno perché primariamente si è docenti delle nostre discipline e non viceversa! Se proprio si vuole creare delle carriere separate, lo si può programmare per un nuovo sistema di reclutamento, che riguardi il futuro organico e i futuri nuovi docenti che a ragion veduta sceglierebbero una carriera per loro predisposta.
Ma non possiamo accettare l’efficacia retroattiva di tale norma.
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