L’emergenza sostegno continuerà anche il prossimo anno, con numeri molto alti di supplenze, conferite anche non specializzati. E’ quello che si evince dal dossier sul precariato scolastico da titolo “Più stabilità al lavoro, più qualità al servizio”, prodotto dalla Cisl Scuola il 12 marzo.
Dallo studio, su dati ufficiali Miur, pubblicato nella giornata di manifestazioni dei sindacati maggiori contro l’emergenza precariato, emerge infatti che i posti totali di insegnamento nella scuola, compreso il sostegno, sono 822.723. Tra questi, circa 150 mila, tenendo conto anche di quelli in organico di fatto e le deroghe su sostegno, sono stati affidati quest’anno a personale precario.
Fra i dati evidenziati dal dossier del sindacato guidato da Maddalena Gissi, c’è appunto quello che riguarda l’alto numero di supplenze sul sostegno. In totale queste sono state in questo anno scolastico 67990, di cui 16.883 coperte da docenti con di titolo di specializzazione, e ben 51.107 andate a insegnanti sprovvisti della specializzazione sul sostegno.
Il problema principale, tuttavia, resta anche lo squilibrato rapporto in base al fabbisogno territoriale, nel senso che i posti vuoti si trovano maggiormente al Nord, dove c’è anche maggiore carenza di specializzati.
Ed eccoci ad un altro punto importante, strettamente legato al precedente. Il nuovo ciclo di Tfa sostegno, che mette in palio per quest’anno scolastico oltre 14 mila posti, è in continuità con i cicli precedenti in merito alla distribuzione dei posti: “Come si può facilmente notare, si legge sul documento Cisl Scuola, il ciclo di TFA sul sostegno per il quale sono in corso le iscrizioni (con costi peraltro molto elevati) è ben lungi dal porre rimedio alla forte carenza di personale specializzato nelle regioni del Nord Italia, dove la
percentuale di posti coperti con personale non specializzato resterebbe altissima
anche dopo la conclusione dei percorsi, attestandosi al 73% rispetto all’attuale 83%”.
In merito alla distribuzione dei posti, avevamo già sollevato la questione in precedenza, con i posti maggiori attivati dalle Università del Sud e meno per il Nord, dove appunto c’è maggiore bisogno. E’ vero, come hanno fatto sapere dal Miur, che il motivo di tale squilibrio territoriale è dovuto alle moltissime Università che non hanno partecipato.
Ma francamente ci si aspettava di meglio su questo frangente.
Anche i costi dei corsi, come questa testata ha fatto notare, concludono un quadro sui corsi Tfa sostegno non positivo.
“Occorre ripensare le modalità con cui oggi i percorsi di specializzazione, superando la situazione che li vede oggi affidati in esclusiva alle Università, conclude la Cisl Scuola. È indispensabile, in materia di formazione del personale per le attività di sostegno all’integrazione degli alunni portatori di handicap, riconsegnare competenze e spazi di intervento al sistema scolastico, come già positivamente sperimentato in passato. Le nostre istituzioni scolastiche, attraverso gli opportuni coordinamenti e i supporti esterni eventualmente necessari, sarebbero certamente in grado di far fronte al compito, grazie alle diffuse e solide competenze acquisite nella quotidiana esperienza di gestione “sul campo” dei processi di integrazione”.
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