Il sostegno nella scuola italiana rischia seriamente di diventare un problema enorme, considerato l’aumento di alunni disabili e una folta schiera di docenti utilizzati sul sostegno anche senza specializzazione.
Infatti, come abbiamo già riportato in precedenza, in base ai dati dell’ultimo rapporto ISTAT, solo nella scuola dell’infanzia, gli alunni disabili sono passati dal 2,1% del 2007 al 3,2% del 2015, ma le cure e le attenzioni nei loro confronti sono state inversamente proporzionali.
A tutto questo però, si contrappone un esercito di precari, per lo più senza titolo di specializzazione, che in molti casi sono stati “spostati” vicino casa, dalla mobilità 2016.
Oltre ai vari docenti specializzati riamasti senza posto per tale motivo, e le famiglie stesse degli alunni che spesso hanno avuto seri problemi in aula, le varie associazioni di disabili hanno in questi mesi sottolineato la gravità della situazione.
Come ad esempio la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità (LEDHA), che lancia l’allarme: il 47% dei docenti sono supplenti, parecchi dei quali non abilitati e soprattutto non specializzati!, si legge anche su CeripNews.
L’associazione parla anche del Decreto attuativo della Buona Scuola sul sostegno n. 66/2017, avvertendo il Miur che la situazione non si risolverà se non inizierà a rivedere i criteri degli organici dei docenti specializzati, che dovrebbero poter transitare dall’Organico di Fatto a quello di Diritto,
Inoltre, la LEDHA, chiede un Piano assunzionale specifico anche attraverso appositi concorsi ad hoc che al di là delle competenze general-generiche dei docenti da reclutare, in cui si punti soprattutto sulla Didattica inclusiva e sulla Pedagogia speciale.
Inoltre, LEDHA auspicherebbe l’acquisizione di competenze inerenti la disabilità, seppur generali, anche per i docenti curriculari, in modo da coadiuvare l’insegnante di sostegno in aula.
In realtà, su questo punto il decreto n. 66/2017 su inclusione e disabilità, prevede un maggior coinvolgimento di tutti i lavoratori della scuola, compresi docenti curriculari, dirigenti scolastici e personale ata, ma certamente, bisogna vedere quanto siano reattive le scuole ad applicare tale norma.
Fino a quel momento l’equazione elevato numero di docenti di sostegno = qualità dell’inclusione continuerà a non funzionare.
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