Disabilità

Sostegno, in arrivo il nuovo PEI: cosa cambia rispetto al passato

Nella giornata dell’11 giugno la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha convocato l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica. Da questo incontro la ministra ha annunciato che entro il nuovo anno scolastico ci sarà il nuovo modello di PEI per gli alunni disabili.

Come sappiamo, il decreto inclusione, ovvero il decreto legislativo n. 96 del 7 agosto 2019, prevede proprio un nuovo modello di piano educativo individualizzato.

In attesa del modello indicato dal Ministero, parliamo dei punti cardini della riforma inclusione e come cambierà il piano didattico individualizzato.

PEI 2020: cosa cambia

La riforma prevede, per quanto riguarda il piano didattico individualizzato, che le metodologie di studio e i programmi per gli alunni disabili non dovranno più essere definiti in modo “standard”, solo in relazione diretta al tipo di disabilità, ma con un Piano didattico ad hoc, costruito realmente su misura dell’alunno.

La certificazione andrà sempre richiesta all’Inps, secondo la legge 104 del 1992 e per quanto concerne la scuola questa è propedeutica per poter richiedere le misure di supporto e il docente di sostegno, l’assistenza specialistica.

Adesso, con la riforma, viene cambiata la composizione delle commissioni mediche per l’accertamento della condizione di disabilità per l’inclusione scolastica. Oltre al medico legale, dovranno essere presenti un medico specialista in pediatria o neuropsichiatria infantile e un medico specializzato nella patologia dell’alunno.

Il processo per arrivare al PEI

Il documento che serve per la predisposizione del Piano educativo individualizzato (Pei) è il profilo di funzionamento. Al suo interno si trovano le misure utili come sostegno, ausili e tipologie di assistenza per l’alunno e la sua reale inclusione.
Introducendo la prospettiva Icf dell’Organizzazione della sanità, non si guarda più alla disabilità come “menomazione”, ma all’intera persona e al suo “funzionamento” in termini positivi nel contesto.

Sostegno, il nuovo PEI su base ICF. Un modello

 

Il Profilo deve essere redatto da specialisti del Sistema sanitario nazionale, con la collaborazione delle famiglie e, se possibile, insieme all’alunno disabile, per garantirne il diritto all’autodeterminazione. In questo processo potrebbe partecipare il dirigente scolastico o un insegnante specializzato di sostegno.

Il documento finito viene poi trasmesso dalla famiglia alla scuola e all’Ente locale competente che predispongono, rispettivamente, il Pei (in ambito scolastico) e il Progetto individuale (per la dimensione legata ai servizi territoriali).

Il MiSoS: “Il nuovo PEI è un passo avanti. Ma ci sono anche altre priorità”

Sulla questione è intervenuto anche Ernesto Ciracì, del MiSoS, che saluta favorevolmente l’azione del Ministero per quanto riguarda il PEI, ma ammette che per sostegno e inclusione scolastica ci sono anche altre priorità: “il modello nazionale Pei in chiave ICF, che si vuole proporre, è sicuramente un passo avanti, anche se allo stato attuale, manca la formazione sia dei docenti che delle stesse ASL, ragion per cui, ci vorrebbe un’estesa formazione con le dovute risorse finanziaria“, scrive Ciracì.
Il problema però, continua il presidente MiSoS, non è Pei, ma tutte le criticità rimaste inascoltate e irrisolte da qui a settembre: allargare gli organici, prevedere la continuità didattica, stabilizzare i precari specializzati, trasformare le cattedre in organico di diritto soprattutto al centro sud, insomma occupiamoci più della sostanza che della forma“.
Il PEI in ICF senza risolvere queste premesse da qui a settembre, purtroppo non per sua colpa anzi è un valido strumento, rimane un atto burocratico in mezzo ad enormi problemi sul sostegno scolastico. Piuttosto che fine ha fatto art 14 Decreto Legislativo n. 66/17 (Continuità del progetto educativo e didattico agli specializzati sul sostegno a tempo determinato), su cui MISOS in prima linea, ha lavorato incessantemente per dare una risposta alle tante famiglie, docenti che chiedevano la continuità didattica?“, conclude Ciracì.

 

 

Fabrizio De Angelis

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