La carenza degli insegnanti di sostegno di ruolo è un grave problema che da anni affligge la scuola italiana. Tant’è che nello scorso anno scolastico (dati Ministero dell’Istruzione) a fronte di oltre 150.000 posti di sostegno su tutto il territorio in tutti gli ordini di scuola, oltre un terzo (50.529) erano occupati, in buona parte, da personale di ruolo e precario e senza titolo di specializzazione!
Per far fronte a questo problema, da cinque anni sono stati predisposti degli appositi corsi universitari di TFA (tirocinio formativo attivo) relativi all’insegnamento agli alunni diversamente abili. Tantissimi docenti ritenuti idonei, però, non hanno mai avuto modo di specializzarsi, sebbene continuino ad esserci decine di migliaia di cattedre vacanti che ogni anno vengono assegnate a personale non specializzato.
La Tecnica della Scuola ne ha parlato con Francesca Romana Valente, insegnate precaria romana, nell’ambito della nuova puntata della rubrica video “La vostra opinione conta!“.
Francesca insegna già come supplente di sostegno e per conseguire il titolo ha fatto domanda lo scorso anno al V ciclo di TFA in un ateneo romano.
“Per accedere al TFA SOSTEGNO – ha detto ai nostri microfoni – , ovvero il corso di Specializzazione per insegnanti di sostegno, è necessario superare un concorso strutturato in tre prove molto impegnative, ma anche questo non basta. I posti messi a bando dalle Università, infatti, sono nettamente inferiori non solo al fabbisogno di docenti specializzati (si pensi che in Italia gli studenti disabili sono quasi 260.000), ma spesso non bastano neppure a coprire il numero di candidati che superano il concorso“.
La sorte di coloro che rimangono fuori dai corsi, pur avendo superato tutte le prove e risultando pertanto idonei, rimane incerta: nella migliore delle ipotesi, gli idonei sovrannumerari dovranno aspettare un altro anno per poter essere ammessi al corso, che ha una durata minima di otto mesi.
“Bisogna, anche, sottolineare – aggiunge l’insegnante – che l’attuale V ciclo del TFA partirà già con un anno di ritardo a causa dell’emergenza Covid 19 (si pensi che il corso era previsto per l’anno accademico 2019/2020, ma in molte università partirà di fatto solo nel 2021).
Come risolvere questo problema? L’interessata, che è in contatto con tanti docenti nella stessa situazione, propone di attivare un corso ad hoc per gli idonei “sovrannumerari”, come era stato già fatto nel ciclo precedente, ma che parta quanto prima, senza dover perdere un ulteriore anno.
Accoglierà il Ministero questa proposta? Staremo a vedere.
Chi volesse partecipare alla rubrica video “La vostra opinione conta!” può inviare una mail a ilettoriciscrivono@tecnicadellascuola.it illustrando brevemente il tema che vorrebbe affrontare.
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