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Sostegno negato: in Sicilia sindacati in rivolta

Malgrado il Governo abbia sostanzialmente confermato il contingente nazionale dei posti di sostegno, forti proteste giungono dalla Sicilia a causa dei tagli al contingente di insegnanti incaricati di migliorare l’apprendimento degli studenti disabili.
A Messina per due giorni consecutivi si è svolto un sit-in di protesta davanti all’Ufficio scolastico provinciale contro la decisione di tagliare 166 docenti di sostegno: con un comunicato unitario le segreterie provinciali di Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams hanno chiesto all’amministrazione “le motivazioni che hanno determinato una differenza così evidente, circa 400 posti, tra le richieste prodotte dalle scuole e la determinazione dei posti assegnati”.
I dirigenti dell’Usp di Messina hanno cercato di spiegare i motivi dei tagli attraverso un comunicato ed hanno anche inoltrato all’Ufficio scolastico regionale una richiesta di incremento del contingente di sostegno pari a 33 unità. Le risposte dell’Amministrazione sono state però reputate insufficienti dai sindacati che minacciano di mantenere “lo stato di agitazione che continuerà fino al raggiungimento di un adeguato riscontro”.
“In particolare è stato sottolineato – spiegano le organizzazioni sindacali locali – che fossero evidenziate le situazioni di gravità trascurando, ovviamente, i nominativi degli studenti disabili. Non è superfluo sottolineare che la richiesta di ulteriori 33 posti rivolta all’Usr non potrà contribuire a garantire il minimo assolvimento delle attività didattiche con gravi ripercussioni sul diritto degli alunni diversamente abili”.
Anche Sfida, il Sindacato famiglie italiane diverse abilità, ha supportato la protesta chiedendo “un pronto e immediato intervento da parte del Governo affinché gli alunni diversamente abili della provincia di Messina e del resto dell’Italia abbiano garantito il diritto allo studio”.
A livello regionale sarebbero circa 1.000 i docenti di sostegno in meno rispetto alle necessità: una situazione che porterebbe ben 1.700 gli alunni e studenti diversamente abili a vedersi sottratta l’assistenza didattica individuale per tutto il prossimo anno scolastico. Per trovare una soluzione nei giorni scorsi il ‘Coordinamento H’ dei sindacati Confederali – Flc-Cgil, Cisl e Uil – ha chiesto un incontro urgente al Presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo. Secondo il Coordinamento i tagli al sostegno sarebbero stati applicati per dare attuazione al ridimensionamento degli organici dei docenti della Sicilia: evidentemente “dato che non c’erano più spazi per ulteriori riduzioni di organico con classi sovraffollate e con la presenza di più disabili nella stessa classe, in violazione delle norme di legge, il Ministero dell’Istruzione decide di colpire i soggetti più deboli”, attaccano Flc-Cgil, Cisl e Uil. “E’ scandaloso – continuano – come si assista continuamente alla violazione dei diritti degli alunni in generale, e dei disabili in particolare, a cui viene negato il diritto all’integrazione”.
L’aspetto paradossale della vicenda del mancato soddisfacimento dei diritti da parte degli alunni disabili è che nel 90% dei casi già se ne conosce l’esito: come accade ormai da diversi anni, una volta preso atto del mancato assegnamento dell’insegnante di sostegno le famiglie, sostenute dai sindacati e dagli avvocati, si rivolgeranno al Tribunale. I giudici quasi sempre danno infatti ragione ai ragazzi disabili che necessitano di assistenza scolastica per raggiungere integrazione e valorizzazione delle loro potenzialità.
Del resto legge parla chiaro: il D.P.R. 24/2/94, che fa da legge “faro” su questo versante scolastico, dice che una volta accertata “l’individuazione dell’alunno come persona disabile” per il quale si rendono necessari particolari interventi di natura pedagogico-didattica e di natura terapeutico-riabilitativa o assistenziale l’istituzione scolastica non può fare altro che procedere all’assegnazione del docente di sostegno.
Non realizzare questa indicazione significherebbe pregiudicare, rendere inefficace, tutto il “lavoro” svolto a monte: quello prettamente medico da cui è scaturita la certificazione e la diagnosi funzionale, ma anche quello svolto collegialmente all’interno della scuola attraverso la realizzazione del Profilo dinamico funzionale e del Piano educativo individualizzato. E, soprattutto, privare ulteriormente questi ragazzi di un loro diritto incontestabile.
Si può infatti discutere se il docente di sostegno, in base alla gravità e particolarità del singolo caso, debba affiancare lo studente disabile per otto, dodici o diciotto ore la settimana. E’ però paradossale che i diritti dei più deboli debbano essere risolti nelle aule dei tribunali.
 
Alessandro Giuliani

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