I nodi della riforma Renzi-Giannini stanno venendo al pettine.
Poiché ci sono delle parti della Legge 107/15 inapplicabili, questa estate abbiamo assistito a dei cambiamenti in corso d’opera.
A sottolinearlo è Maddalena Gissi, segretario generale Cisl Scuola, nella seconda parte dell’intervista rilasciata alla Tecnica della Scuola.
Secondo lei, la chiamata diretta avrà vita breve?
Se guardiamo a quanto è accaduto questa estata, la norma è stata di fatto in buona parte già smontata: applicando il contratto sulla mobilità, ben l’85% dei trasferimenti si è infatti realizzato su scuola e non su ambito. Inoltre, per i pochi posti da assegnare tramite chiamata diretta, la maggior parte dei dirigenti scolastici ha deciso di non metterla in atto. E non solo per il poco tempo a disposizione. Tragga lei lei conclusioni.
Ma perché i presidi si sono rifiutati?
Con loro è stata tirata troppo la ‘corda’, che alla fine si è spezzata. Non solo per via della chiamata diretta approvata con la riforma.
A cosa si riferisce?
Ci sono troppe competenze finite sulle teste dei dirigenti scolastici: penso alla sicurezza, con le responsabilità cresciute a dismisura pur con spazi operativi ridottissimi. E anche al decreto vaccini approvato questa estate. Più di qualcuno si è dimenticato che i compiti del capo d’istituto continuano a fare riferimento all’articolo 25 del decreto legislativo 165 del 2001.
In questi giorni d’inizio d’anno scolastico hanno avuto il loro bel da fare: alla Cisl Scuola risulta che molti dirigenti sono in difficoltà per via delle nomine da attuare sulle supplenze annuali?
Certamente. Abbiamo una mappa della situazione che conferma queste difficoltà. Il problema è che le graduatorie d’istituto sono in via di pubblicazione definitiva: c’è chi ha nominato fino ad avente diritto e chi ha preferito attendere qualche giorno per sottoscrivere direttamente la supplenza annuale fino al 30 giugno o al 31 agosto 2018.
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Questo metro soggettivo di scelta ha però creato disuguaglianze, con scuole che hanno coperto subito tutti i posti e altre invece in attesa. Voi, cosa suggerite?
Secondo noi, nei primi giorni di scuola le attività sono incentrate sull’accoglienza e l’orario didattico è quasi sempre provvisorio. Laddove non è indispensabile coprire da subito la cattedra, approfittando di questa situazione di passaggio, secondo noi è preferibile attendere un po’. In modo da stipulare, appena possibile, la supplenza annuale.
Tuttavia, sul sostegno si deve nominare subito? Non si può lasciare l’alunno disabile da solo, anche se per alcuni giorni?
È vero. Il problema sul sostegno è quello di individuare personale specializzato. Perché le GaE sono quasi tutte esaurite e quindi ci si riversa sulle graduatorie d’istituto. In compenso, rispetto al passato, quest’anno diversi docenti curricolari hanno deciso di spostarsi su sostegno.
Però gli specializzati sono in numero decisamente inferiore ai posti da assegnare?
Infatti in molti casi le scuole devono ricorrere a personale precario senza titolo.
Ma il Miur ha negato la possibilità al personale di ruolo e questo ha creato diverse proteste: che ne pensa?
È una situazione ingarbugliata. Diversi docenti hanno presentato ricorso e, soprattutto nei casi di insegnanti genitori con figli al di sotto dei tre anni, gli hanno dato ragione, imponendo l’assegnazione provvisoria annuale su posto vacante e senza più aspiranti specializzati. Lo stesso vale per i docenti di ruolo selezionati per svolgere il corso di specializzazione: se ci sono posti liberi nella provincia dove devono frequentare i corsi universitari, il tribunale ha giustamente detto che quegli insegnanti a tempo indeterminato vanno collocati in quelle sedi.
La prima parte dell’intervista della Tecnica della Scuola a Maddalena Gissi.
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