Per questo l’Uaar ha sostenuto, specie in un periodo di crisi e tagli, la necessità di una scuola pubblica davvero di tutti.
Infatti, sostengono gli aderenti all’Uaar, in Louisiana, l’erogazione da parte dello Stato di buoni scuola da spendere nelle scuole private, con una spesa di 30 milioni di dollari, è stata ritenuta incostituzionale dalla Corte suprema per cui la Louisiana dovrà riallocare i soldi usati per i voucher e prenderli da un altro capitolo di spesa. In seguito ci si è anche accorti che gli studenti delle scuole private danno risultati peggiori nei test rispetto a quelli che frequentano gli istituti pubblici.
Inoltre, continuano ancora quelli dell’Uaar, una ricerca dell’università di Durham ha invece messo in evidenza come in Gran Bretagna il sostegno del governo alle scuole private religiose acuisca la divisione tra gli studenti di famiglie ricche e quelli meno agiati. Nelle faith schools, come in quelle private riconosciute dal ministero dell’Istruzione, c’è minore presenza di alunni che hanno diritto a pasti gratuiti e molte di queste “tendono a essere associate ad alti livelli di segregazione“.
A conti fatti, dicono gli agnostici e atei, le scuole private religiose funzionano bene soltanto come ghetto identitario, soddisfacendo l’esigenza dei genitori di tenere i propri figli sotto una campana di vetro, indispensabile per proteggerli da un’umanità ritenuta diversa dalla loro e da influenze esterne considerate dannose e immorali. Non a caso, negli Usa, gli acerrimi rivali della scuola pubblica assumono posizioni ancora più nette, scegliendo l’homeschooling..
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