Meno di 10 euro per ogni insegnante in servizio: è questa la cifra stanziata dal Contratto nazionale integrativo su formazione e aggiornamento sottoscritto lo scorso 4 luglio fra Ministero e organizzazioni sindacali.
Resta (e non poteva essere diversamente, tenuto conto delle disposizioni contrattuali generali) la definizione dell’aggiornamento inteso come diritto per il docente e come dovere per l’Amministrazione, nonostante che anche di recente molte associazioni professionali siano intervenute sulla questione e abbiano sottolineato la necessità di parlare almeno di diritto/dovere.
Viene confermata la possibilità, per il personale, di “esercitare il diritto alla formazione anche nella forma dell’autoaggiornamento, individuale o in gruppo di lavoro, purchè l’attività sia inserita nel piano annuale deliberato dall’Istituzione scolastica”.
Come già avviene ora, anche per il 2008/2009 il piano annuale è oggetto di preventiva informazione alle RSU della scuola.
Il contratto individua anche le priorità che le scuole dovranno tenere in conto nella organizzazione delle attività di formazione:
rielaborazione dei curricoli nella scuola dell’infanzia e del primo ciclo
sperimentazione delle linee guida per l’obbligo di istruzione nel biennio della secondaria di secondo grado
applicazione delle disposizioni in materia di esami di Stato
miglioramento degli apprendimenti di base degli studenti nel percorso dell’obbligo di istruzione (matematica, scienze ed educazione linguistica).
Modeste, come si è detto, le risorse: 7.732.000 euro per la formazione del personale della scuola e 2.267.000 euro per la formazione dei docenti di sostegno.
L’Amministrazione centrale avrà invece a disposizione 804mila euro per iniziative a valenza nazionale.
Alle scuole arriveranno meno di 7milioni di euro (i 7.732.000 euro comprendono infatti una quota del 10% destinata agli Uffici scolastici regionali).
Il contratto prevede però che a queste risorse si potranno aggiungere anche quelle derivanti dalla legge 440/97 che, al momento attuale, non sono ancora note ma che – a causa della applicazione della clausola di salvaguardia, sono già state ampiamente “sforbiciate” dal ex-ministro Padoa Schioppa.