Il Ministero presenta la circolari sulle iscrizioni ed è subito bagarre con i sindacati.
I primi a prendere posizione sono lo Snals e la Gilda, ma sono attesi da un momento all’altro anche i comunicati dei confederali.
La circolare, di cui avevamo già anticipato i contenuti, contiene in effetti alcune disposizioni sulle quali è lecito esprimere più di un dubbio.
Per esempio, a proposito della scuola primaria, si dice che per le classi prime i genitori avranno la possibilità di chiedere l’iscrizione in una classe funzionante a 24 ore, mentre per tutte le altre classi si confermano i modelli organizzativi attuali, fatta salva la cancellazione delle compresenze sia nelle classi a modulo sia in quelle a tempo pieno.
In realtà la normativa vigente non consentirebbe una simile interpretazione: come è noto, infatti, la cancellazione delle compresenze è prevista dalla bozza di Regolamento per il primo ciclo di istruzione che però non ha ancora superato l’esame di legittimità da parte del Consiglio di Stato.
Così come è un po’ inconsueto il riferimento contenuto nella circolare all’anticipo nella scuola dell’infanzia e all’introduzione dell’inglese “potenziato” nella secondaria di primo grado, tutte norme contenute nella bozza di Regolamento (tra l’altro sul metodo anche le Regioni potrebbe obiettare osservando che introdurre in una circolare regole che devono essere ancora discusse in sede di Conferenza non è certamente un esempio di “leale collaborazione”).
La Gilda degli Insegnanti, per parte sua, fa osservare che “la circolare sulle iscrizioni non è altro che la pedissequa ripetizione della bozza di regolamento” mentre “l’eliminazione della compresenza priverà gli alunni più deboli di quelle risorse orarie necessarie per aiutarli a mantenere il passo con l’attività didattica”.
Molto pesante il giudizio dello Snals: “Le scuole – dichiara il segretario nazionale Marco Paolo Nigi – dovrebbero predisporre un Piano di offerta formativa (POF) senza conoscere le proprie risorse umane e strutturali e, quindi, mettendo a loro volta le famiglie in condizione di scegliere un’offerta didattica “virtuale”, con il rischio di non poter realizzare quanto previsto”.
“Lo scenario ipotizzato – sottolinea Nigi – comporterà ulteriori e pesanti oneri a carico degli enti locali, di cui sono note le oggettive difficoltà finanziarie per quanto riguarda strutture e servizi”. “C’è il rischio – conclude lo Snals – che, dal prossimo anno scolastico, vi sia un’oggettiva riduzione dell’offerta formativa con grave danno per studenti e famiglie”.