Si fanno sempre più insistenti le voci secondo cui il Governo avrebbe intenzione di mettere mano all’orario di servizio dei docenti e alla riforma della secondaria di secondo grado.
Sembra che l’idea sia quella di inserire nella prossima legge di stabilità da approvarsi entro il mese di settembre due norme piuttosto “pesanti”.
La prima riguarderebbe l’aumento dell’orario del personale docente da 18 a 24 ore settimanali: secondo le indiscrezioni che stanno trapelando la novità non sarebbe generalizzata ma verrebbe attuata solo su base volontaria e dopo un passaggio contrattuale.
Ovviamente per chi passerà dalle 18 alle 24 ore ci sarà un aumento stipendiale; ma, a questo punto, si tratta di capire da dove arriveranno le risorse.
L’orario aggiuntivo dovrebbe servire non solo per la didattica ma anche per attività aggiuntive e di carattere organizzativo. L’idea, allora, potrebbe essere quella di cancellare del tutto il fondo di istituto, per utilizzarlo – con qualche modesta aggiunta – per migliorare lo stipendio dei docenti che accettano un orario di servizio più esteso e impegni maggiori.
Un po’ di risorse aggiuntive potrebbero però arrivare dalla cancellazione di un anno di scuola superiore. Con la riforma a regime si risparmierebbe circa 40mila cattedre, corrispondenti a poco più di un miliardo di euro.
In effetti non da oggi il ministro Giannini parla di riportare il fondo di istituto al tetto di tre anni fa (un miliardo e mezzo appunto).
A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre si indovina e così finalmente il “piano Giannini” per “restituire dignità” (e quattrini) agli insegnanti incomincia a delinearsi: si cancella il “vecchio” fondo di istituto, si porta la secondaria di secondo grado a 4 anni e si trovano così i soldi per aumentare lo stipendio non a tutti ma solo a coloro che sono disposti a svolgere tutti quei compiti che oggi sono dei collaboratori del dirigente, delle funzioni strumentali, dei referenti e così via.