Gli insegnanti devono stare molto attenti a non eccedere nei comportamenti giustizieri: come previsto ormai da anni dagli statuti studenteschi, oltre che dalle leggi, e dal buon senso, gli alunni detengono infatti gli stessi diritti di un comune cittadino. Diritti che non possono essere calpestati solo perché in classe devono rispondere all’autorevolezza dei loro docenti.
Il concetto vale in assoluto: nemmeno quando ci sono dei fondati sospetti di colpevolezza degli studenti. E perquisirli può rappresentare un atto violento, invadente e psicologicamente traumatico. Che può far ipotizzare, soprattutto se immotivato, il reato di “violenza privata e perquisizione arbitraria”.
Come nel caso di tre insegnanti e un dirigente scolastico della scuola primaria Montessori di Sanremo: la stessa città dove il 6 maggio si è aperto il processo che li vede imputati dopo la denuncia condotta da nove famiglie, costituitesi parte civile, per aver sottoposto i loro alunni ad un’ispezione personale novembre del 2005.
Per le maestre ed il capo d’Istituto era sembrata la logica conseguenza dopo che alla collaboratrice scolastica erano stati sottratti 70 euro. In base alla ricostruzione degli inquirenti, i docenti, alla notizia del probabile furto, eseguirono una serie di perquisizioni personali nei confronti degli alunni all’interno del refettorio ed alla presenza di tutte le classi dell’istituto.
I soldi non furono mai trovati. Ma l’operazione scatenò la reazione dei piccoli alunni. E soprattutto l’ira dei genitori. Tanto che alcuni di loro, dopo aver constatato il fastidio provocato ai figli, non ci pensarono più di tanto a querelare i docenti e il loro dirigente.
Il processo è solo all’inizio. Se le parti decideranno poi arrivare fino al terzo appello, per avere la sentenza potrebbero passare, visti i tempi delle nostre aule giudiziarie, anche 8-10 anni. In ogni caso, qualsiasi sia la decisione dei giudici, il concetto è chiaro: gli alunni, come le donne, come tutti gli esseri umani, non vanno sfiorati nemmeno con un dito. Nemmeno per esser perquisiti. E chi fa il contrario rischia grosso.
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