Come discusso ampiamente in sede di Parlamento Europeo, il mondo dell’istruzione, a seguito anche di vicende politiche, isolamento culturale ed assetti identitari distanti e poco coinvolti in termini di vita comunitaria, necessita di maggiore cooperazione ed integrazione a livello europeo, con il fine, innanzitutto, di formare una coscienza – e conoscenza – globale in sede didattica, coinvolgendo di fatto anche i docenti e i formatori in questo abile e delicato processo di costruzione intellettuale dell’individuo.
Il nuovo Spazio, inteso non solo come un’area meramente astratta, è destinato al coinvolgimento di Università, progetti ERASMUS, vincolati a microcredenziali e certificati comuni sono i pilastri di una didattica sempre più integrata. Tale iniziativa rientra in obiettivi e fini ben più ampi: creare un meccanismo di integrazione e sana dipendenza tra i modelli d’istruzione, in ottemperanza alla “formazione costante” più volte menzionata in sede di discussione europea, con il fine di sviluppare abilità e competenze anche di natura interculturale in docenti e studenti.
I sei punti del progetto: direttrici di sviluppo e cooperazione
L’iniziativa – o Spazio – si articola in più dinamiche, fini e direttive, legate alle fasi storiche e formative dell’Unione e le nuove sfide che si prospettano per quest’ultima: conflitti alle porte, crisi umanitarie e energetiche, pandemie e ambiente. I fini resi noti a cui l’iniziativa deve ottemperare sono: qualità, inclusione e parità di genere, transizione verde e digitale, formazione degli insegnanti, istruzione superiore e ruolo geopolitico dell’Unione Europea. Ogni aspetto menzionato viene acquisito ed articolato in seno alle istituzioni degli Stati Membri con riferimento alle rispettive esigenze e livelli di internazionalizzazione censiti. Fondamentale, secondo quanto discusso, è mantenere un approccio globale e trasversale, limitando la comparsa spiacevole ed invalidante di confini interculturali che hanno effetti negativi sulla didattica continua.
Per favorire anche flessibilità mentale è necessario affrontare inoltre il tasto dolente delle lingue straniere e del loro utilizzo complementare rispetto ad altre disciplina, garantito nel Belpaese dal CLILL. Su questo aspetto persiste una differenza assai consistente tra i Paesi europei: secondo i dati Eurostat, in Estonia, Romania, Cechia e Finlandia il 99% della popolazione delle scuole superiori studia almeno due lingue diverse dalla propria. Una quota che crolla al 6% in Portogallo e all’1% in Grecia. Non meno rilevanti sono i temi di inclusività, di parità di genere ed ambiente e clima, per cui la Commissione Europea ha predisposto il lancio di Education for Climate, piattaforma di sensibilizzazione alle tematiche legate ad ecologia e temi correlati.
Iniziative comunitarie per assetti nazionali: cosa cambia per docenti e studenti?
L’impatto più consistente è registrato all’interno del mondo accademico ed universitario: il fine ulteriore a quelli già menzionati riguarda l’equipollenza dei titoli di Laurea, Laurea Magistrale e PhD, che spesso finiscono in vere e proprie guerre burocratiche per il riconoscimento. Per ovviare disguidi e problematiche, le istituzioni europee sarebbero intenzionate a conferire i titoli suddetti a livello comunitario, limitando l’ingerenza di norme nazionali che ne affaticano il riconoscimento. Sempre in termini accademici è sviluppata l’idea di rete tra Università dell’Unione, destinata a “promuovere i valori e l’identità europei, rivoluzionando la qualità e la competitività dell’istruzione superiore in Europa”.
Il Commissario all’Istruzione europeo, Mariya Gabriel, ha fatto presente la necessità di espandere le aree di svolgimento delle esperienze ERASMUS, andando dunque ad interessare paesi non solo UE e SEE, ma anche realtà contigue. Prevista inoltre la creazione comunitaria di 25 “Accademie Erasmus”, finalizzate a formare gli studenti secondo una logica interculturale col fine di acquisire delle competenze trasversali e globali. Da tali iniziative, se ben promosse e dai risultati, se ben monitorati, dipenderà il futuro formativo dell’Europa.