Il rapporto tra minori e i luoghi detenzione è in Italia complesso e articolato. Ci sono i figli dei detenuti, i reclusi minorenni, i figli e le figlie di donne recluse, che rimangono con le madri fino al compimento dei sei anni.
Ai bisogni dei più giovani, che spesso intercettano loro malgrado l’universo carcerario, dedicano da tempo attenzione associazioni e organizzazioni, e il loro benessere è sotto l’attenzione dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza.
In questi giorni sta per vedere la luce un nuovo spazio dedicato in questo caso ai figli dei detenuti del carcere di Matera, Spazio Giallo, un progetto che nato a Milano nel 2007 è da subito è diventato un modello adottato in diverse regioni. Il progetto, sostenuto da Enel Cuore, dal prossimo 20 luglio partirà in Basilicata e sarà a disposizione dei circa 100 minorenni che entrano ogni anno nel penitenziario lucano di Matera per incontrare il proprio padre recluso. Il percorso di accoglienza è stato creato dall’Associazione Bambini senza sbarre Ets e attualmente è attivo in rete nazionale in Lombardia, Piemonte, Marche, Toscana, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
Lo Spazio Giallo è il luogo fisico e relazionale per i bambini all’interno del carcere, dove gli operatori possono intercettarne i bisogni, accoglierli in uno spazio a loro dedicato dove si preparano all’incontro con il genitore. Spazio Giallo dovrebbe consentire ai piccoli figli dei detenuti di mantenere il legame genitoriale, attraverso un luogo strategico di connessione tra l’esterno e l’interno del carcere; inoltre coinvolge la Polizia Penitenziaria, i servizi del territorio e le famiglie. Spazio Giallo prevede il percorso TrovoPapà, una forma di accompagnamento del bambino dall’ingresso all’uscita dal carcere, passando per tutte le tappe fondamentali dall’ingresso all’uscita.
In Italia ci sono circa 56mila minorenni con un genitore detenuto: è una stima che si basa sui dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) che conta 54.134 detenuti, di cui 24.908 genitori. Ogni anno quindi decine di migliaia di bambini e ragazzi entrano in un istituto penitenziario per fare visita a un familiare detenuto: per esattezza, nel 2021 in Italia si sono svolti 280.675 colloqui tra detenuti e almeno un familiare minorenne.
Lo Spazio Giallo e la sua realizzazione rispondono all’art. 2 della Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti; la Carta venne siglata per la prima volta il 21 marzo 2014 e sempre rinnovata dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, dal ministro della Giustizia e dalla presidente di “Bambini senza sbarre”. È un documento unico che riconosce formalmente il diritto di questi bambini al mantenimento del legame affettivo con il genitore detenuto in continuità con l’art.9 della Convenzione Onu sull’infanzia e l’adolescenza e ribadisce il diritto alla genitorialità delle persone detenute, impegnando il sistema penitenziario in una cultura dell’accoglienza che riconosca e tenga in considerazione la presenza dei bambini che incontrano il carcere loro malgrado.
Nella Carta, inoltre, si ribadisce il diritto del figlio del detenuto di poter incontrare il genitore recluso compatibilmente con i propri impegni scolastici. Carla Garlatti, Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, ha sottolineato come un progetto come Spazio Giallo sia portatore di benessere globale per i figli dei detenuti, garantendo tra l’altro la continuità del percorso scolastico.
Secondo gli ultimi dati del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, cresce il numero dei bambini dietro le sbarre, figli di detenute, presenti al seguito delle loro madri. La proposta di legge, che questa primavera è stata fermata, si prefiggeva l’obiettivo di vietare per sempre la custodia cautelare in carcere per detenute madri con prole di età inferiore ai 6 anni.
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