Sono poco meno di 9.700 i posti disponibili nei corsi che le università italiane sono autorizzate ad attivare per consentire ai docenti interessati di conseguire il titolo di specializzazione per il sostegno.
I numeri
Abruzzo | 200 |
Basilicata | 150 |
Calabria | 250 |
Campania | 1150 |
Emilia-Romagna | 310 |
Friuli-Venezia Giulia | 271 |
Lazio | 1425 |
Liguria | 230 |
Lombardia | 1270 |
Marche | 540 |
Molise | 370 |
Piemonte | 200 |
Puglia | 550 |
Sardegna | 240 |
Sicilia | 1185 |
Toscana | 568 |
Trentino Alto- Adige | 240 |
Umbria | 150 |
Valle d’Aosta | 70 |
Veneto | 280 |
Totale | 9649 |
Ma la distribuzione, come si può constatare dalla tabella, non è affatto uniforme sul territorio nazionale: in Piemonte i posti sono solamente 200, meno dei 230 della piccola Liguria e lo stesso numero dell’Abruzzo.
E sono 310 in Emilia-Romagna contro i 370 del Molise.
Il commento di Mario Pittoni (Lega)
La situazione non piace affatto a Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega, che commenta: “Basta corsi di specializzazione sul sostegno totalmente scollegati dall’effettivo fabbisogno regione per regione. Se è grave che la scuola riparta tutti gli anni senza insegnanti titolari, diventa inaccettabile quando il problema coinvolge ragazzi con disabilità”.
Secondo Pittoni, a fare le spese di questa anomala distribuzione dei posti “sono studenti già con le loro difficoltà, che devono accontentarsi di supplenti non specializzati, magari neolaureati privi di esperienza e competenze atte a garantire un’adeguata crescita formativa”.
“L’unica strada per garantire la continuità didattica cui hanno diritto tutti gli alunni, ma in particolare quelli con difficoltà, è – conclude Pittoni – la regionalizzazione dell’intero sistema di reclutamento”.