Sono diverse le novità contenute nel decreto 71, meglio conosciuto come ‘decreto Scuola‘, ormai ad un passo dalla conversione in legge dopo il sì della Camera: il provvedimento porta con sé significativi provvedimenti riguardanti la formazione e il sostegno nel settore dell’istruzione. Tra i più rilevanti c’è l’introduzione di un corso di specializzazione da soli 30 crediti, affidato all’Indire e da concludersi entro dicembre 2025, destinato a decine di migliaia di docenti che hanno svolto almeno tre annualità di servizio. Il percorso, che appare semplificato e riguarda anche coloro che si sono specializzati all’estero (a patto che facciano decadere eventuali procedure di ricorso), non sembra riscuotere i consensi di chi ha svolto i più impegnativi percorsi di TFA realizzati dalle università. E nel decreto 71 è anche stato approvato all’ultimo momento, inaspettato, il commissariamento dell’Indire. Ne abbiamo parlato con l’on. Irene Manzi, capogruppo Pd alla Camera e responsabile Scuola dei dem.
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“La creazione di un percorso semplificato – ha detto Manzi – rappresenta un cambiamento storico in senso negativo perché genera disparità nei confronti di coloro che hanno seguito i percorsi ordinari, superando selezioni e dedicando sforzi e risorse personali. Ma anche un atto di grande sfiducia per le università”.
Questo cambio di direzione è percepito dalla dem come un declassamento del ruolo formativo delle università, tradizionalmente incaricate della formazione dei docenti.
Manzi ha sottolineato che “per accedere ai nuovi corsi di specializzazione, è necessario avere almeno tre anni di servizio alle spalle o una specializzazione sul sostegno ottenuta all’estero. Emergono, tuttavia, critiche circa la gestione dei titoli di studio stranieri e la richiesta di procedure più efficienti per il loro riconoscimento”.
“L’introduzione di questo percorso semplificato – continua la democratica – crea un clima di confusione tra gli aspiranti docenti e tra coloro che sono già nell’ambito, generando proteste e malcontento”.
Il Governo, insomma, incalza la deputata Pd sembra avere introdotto “una scorciatoia, in qualche modo per favorire poco il merito e per intervenire ancora una volta con una sanatoria di fatto”.
Anche il commissariamento dell’Indire suscita dubbi. “Questo provvedimento – sostiene Manzi – arriva in un momento di ampliamento delle competenze dell’ente, solleva interrogativi sulla continuità della gestione e arrivando come un fulmine a ciel sereno fa pensare alla volontà del governo di influenzare più direttamente le dinamiche interne in sintonia con la propria agenda politica”.
In conclusione, il decreto scuola e il corso di specializzazione rappresentano una svolta significativa nel panorama dell’istruzione e della formazione dei docenti in Italia, ma sollevano anche, conclude la deputata Pd, diverse preoccupazioni e criticità: il dibattito aperto raccoglie dubbi sulla validità di questo percorso, sulla sua equità e sulle reali intenzioni che si celano dietro la sua attuazione.