Si trasforma in tre strade diverse, con impegni e lunghezze diversificate, il percorso che porta alla specializzazione per il sostegno degli alunni con disabilità. Il triplice percorso si è venuto delineare da alcuni giorni, con l’approvazione, il 31 maggio scorso, del decreto 71/24 che abbiamo già avuto modo di illustrare, il cui iter parlamentare per la conversione in legge si dovrebbe concludere a fine luglio.
La specializzazione dei docenti di sostegno affidata all’Indire, come ha illustrato il ministro Giuseppe Valditara in una conferenza stampa, prevede l’attuazione dei corsi in didattica speciale rivolti coloro che hanno svolto almeno tre annualità di servizio, pure non continuative, su sostegno nelle cinque precedenti, sia in scuole statali sia paritarie: potenzialmente, si tratta di decine di migliaia di precari che operano da tempo annualmente nelle scuole fino al 30 giugno, poiché collocati su cattedre in organico di fatto. I percorsi formativi dovranno concludersi necessariamente entro il 31 dicembre 2025.
Poi, ci sono coloro che hanno o devono intraprendere il percorso del Tfa tradizionale, presso le Università accreditate, con posti a numero chiuso e in alto numero concentrati nelle regioni dove paradossalmente vi sono meno posti liberi da ricoprire per le immissioni in ruolo.
Infine, il terzo percorso specializzante riguarda coloro che hanno conseguito il titolo già in un Paese all’estero e che necessitano di una parte di crediti formativi aggiuntivi per giungere alla validazione definitiva dello stesso.
Contro questo modello si stanno scagliando diversi parlamentari dell’opposizione. Uno dei più agguerriti è Antonio Caso, capogruppo M5s in Commissione Cultura.
“Con l’ok in commissione all’articolo 6 del decreto Sport e Scuola, quello che introduce la nuova procedura straordinaria e temporanea per conseguire la specializzazione sul sostegno, il governo e la maggioranza certificano una conclamata discriminazione tra docenti che ottengono lo stesso titolo, ma con due percorsi completamente diversi”, dice l’on. Caso.
Il ‘grillino’ fa notare che il primo percorso è “quello ordinario, erogato dalle Università e a numero chiuso, con prove da superare per poter accedervi”; poi c’è “l’altro, di nuova istituzione ma transitorio solo fino a dicembre 2025, più semplificato e al quale possono accedere soltanto i precari con tre anni di servizio su sostegno”.
Il deputato del M5s continua puntando il dito contro “l’articolo 7”, attraverso il quale “alzando bandiera bianca rispetto al dovere del ministero di riconoscere i titoli di specializzazione conseguiti all’estero”, si va a creare “un percorso di specializzazione ad hoc che produrrà, di nuovo, altre discriminazioni tra docenti che si troveranno ad avere lo stesso titolo, ma avranno seguito percorsi completamente differenti che daranno loro una preparazione differente”.
Il capogruppo ‘grillino’ conclude sostenendo che “il centrodestra ce l’ha nel sangue: o agisce per difendere privilegi di pochi o anche quando prova a risolvere un problema crea subito nuove discriminazioni”.
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