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Sperequazione tra Nord e Sud per posti cattedre di sostegno

Da molti e da parecchio tempo viene, dunque,  contestata l’opacità dei criteri con i quali vengono definite le dotazioni di organico di sostegno  che mantengono il calcolo della quota di riparto degli organici sulla serie storica, e solo debolmente sul numero degli allievi iscritti, con la sola disparità territoriale a sfavore delle regioni del Nord ed in particolare della Lombardia.

Gian Antonio Stella, sul Corriere, qualche tempo fa ha fatto un’impietosa analisi del problema: l’Italia investe più di 3 miliardi di euro all’anno per gli insegnanti di sostegno. Con squilibri “sospetti” tra le varie regioni, secondo il rapporto: “Ci sono più studenti disabili al Centro e nel Nord Ovest, ma lo Stato destina gli insegnanti di sostegno (a tempo indeterminato o precari) soprattutto al Sud e nelle Isole. E tra questi offre posti stabili (immissioni in ruolo a tempo indeterminato) molto di più proprio al Sud e nelle Isole che nel resto del Paese: il 52% dei posti fissi sono assegnati infatti nel Meridione”.

E anche l’ultimo dossier di Tuttoscuola denunciala disapplicazione sostanziale  della legge 128 del 2013 sugli insegnanti di sostegno e la mancata perequazione dei posti stabilizzati tra le diverse Regioni.

L’applicazione della norma avrebbe dovuto avere con decorrenza dall’anno scolastico 2014-2015, ma è stata ignorata dal ministero dell’Istruzione.

Secondo i calcoli di Tuttoscuola (visibili in questa tabella), otto regioni hanno avuto più posti di quelli dovuti: la Campania (887 posti in più), la Sicilia (621), la Puglia (322), la Calabria (225), la Sardegna (190), la Basilicata (122), il Friuli Venezia Giulia (28) e la Liguria (12). Si tratta di 2.406 posti di sostegno stabilizzati (su cui si fanno le nomine in ruolo) sottratti alle altre dieci regioni.

Le dieci regioni cui illegittimamente non sono stati assegnati i posti in organico di diritto sono le seguenti: la Lombardia (926 in meno), il Lazio (642), il Veneto (280), l’Emilia Romagna (185), le Marche (136), la Toscana (87), l’Umbria (54), il Molise (49), il Piemonte (35) e l’Abruzzo (11).

In pratica tutte le regioni che disponevano di percentuali di posti stabilizzati al di sopra della media nazionale, e che avrebbero dovuto cederli a quelle che stavano invece sotto la media, hanno mantenuto le proprie posizioni di vantaggio. Perché non è stata rispettata la legge? E che fare?

Silvana La Porta

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