La ministra dell’istruzione ha precisato che, dopo l’attuale sperimentazione del liceo breve nelle paritarie, si passerà l’esperimento anche in alcune scuole statali e da Nord a Sud, dalla Lombardia alla Puglia, mentre, per stabilire se transitare il decurtamento di un anno in tutti gli Istituti della Repubblica, bisognerà attendere 4 anni. E non solo, ha pure ribadito che si potrà parlare di eventuale allargamento del progetto solo se la preparazione degli studenti dovesse rivelarsi effettivamente equiparata ai “colleghi” che hanno frequentato lo stesso corso nei cinque anni.
E fin qui si potrebbe essere pure d’accordo, benchè bisognerà pure capire quale destino avranno i tanti docenti che si troveranno senza cattedra, e per motivi oggettivi, visto che tagliare di un anno significa fare fuori, sulla base del nuovo ordinamento liceale, a firma Gelmini, qualche migliaio di ore l’anno, considerato che il liceo classico, per esempio, dispone: 1° e 2°anno di 891 ore; il 3° e 4° anno di 1023 ore e il 5° anno di 1023 ore.
Il problema allora è quello di capire come verranno ripartite in quattro anni le 1023 ore del 5° anno del Classico, che abbiamo preso ad esempio, quali curricula verranno implementati, programmi e indicazioni, e quale didattica verrà consigliata per consentire ai ragazzi di avere preparazione e competenze paragonabili e assimilabili a quelle attuali.
Perché in ogni caso, al di là del “taglio” di un anno dei licei, il punto chiave dell’ordinamento rimangono gli alunni e il loro diritto compiuto all’istruzione.
Questo significa pure che la ministra Carrozza, se vuole fare le cose per bene, nel senso della trasparenza e della “sperimentazione” controllata dal basso, vale a dire da parte di tutti i docenti e dai dirigenti, dovrebbe disporre la pubblicazione, iniziale e periodica, dell’intero ordinamento didattico e programmatico di tale sperimentazione, a cominciare dal monte ore complessivo, dalla materie e della loro distribuzione nei due bienni. E di conseguenza, dare alla verifica del personale docente quali sono state le parti delle “indicazioni nazionali che, sempre sulla base del nuovo ordinamento di Gelmini, subiscono ritardi e contrazioni, ma anche miglioramenti e punti di forza.
Prendiamo atto che la ministra procrastina l’eventuale implementazione del cosiddetto liceo breve fra quattro anni e dopo la verifica della preparazione dei ragazzi agli esami di stato, ma nel frattempo farebbe opera di meritoria democrazia se desse disposizioni a questi istituti di pubblicare passo passo tutto ciò che mensilmente viene elaborato in quelle classi “sperimentali”, da nord a sud, dalla Lombardia alla Puglia.
Per capirlo tutti, insomma, e per renderci conto, vedendolo crescere giorno dopo giorno, degli sviluppi virtuosi, o no, di questo nuovo e “inattuale” virgulto della nostra istruzione secondaria superiore.
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